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Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse. |
Se questa notte, disse il contadino, cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno, |
Pinocchio, non sapendo più dove nascondersi per la vergogna |
Che cosa fai così sdraiato per terra? |
Non c’è bisogno, replicò il cane. |
A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro |
Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro, che parevano gatti. |
Ora che ho perduto te e il mio babbo, chi mi darà da mangiare? |
Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-parlante, s’imbatte negli assassini. |
I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo. |
Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. |
Domani torneremo qui, e allora sarai morto e colla bocca aperta |
Allora il padrone, brontolando, gli empì la greppia di fieno: |
E se io studio, che cosa ve ne importa? |
Di lì a poco, si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell’aria, tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell’interno di panna montata e di crema coi savoiardi. |
Il giovedì non si fa scuola: |
Guàrdati dai cattivi compagni!. |
Arrivati a casa, la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito e il confetto. |
Queste tre pere erano per la mia colazione ma io te le do volentieri. |
Poi dice una bugia e per gastigo gli cresce il naso. |
A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca. |
Ci si divertiva le giornate intere, senza mai vedere in faccia né un libro, né una scuola, quando una mattina Pinocchio |
Ecco la colazione che vi manda la Fata, disse la Lumaca. |
Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato. |
E infatti, in men che non si dice amen, il contadino scese: |
Non vedo l’ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio, che ha sofferto tanto per me! |
Vorrei sapere da lor signori, disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo! |
Intanto, siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. |
Mangiafoco, sul principio, rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio: |
Ho voluto fare lo svogliato, il vagabondo |
Non per questo si dettero per vinti: |
E aperta la tagliuola, afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte. |
E Pinocchio, sebbene fosse un ragazzo allegrissimo, si fece tristo anche lui: |
Vuoi farmi un piacere, Lucignolo? |
Com’è che sai il mio nome? |
Quando all’improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare, |
VII Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata con sé. |
Oh, se potessi rinascere un’altra volta! |
Pinocchio che sentì il tonfo e gli schizzi dell’acqua, urlò ridendo e seguitando a correre: |
Caro mio, replicò la Marmottina per consolarlo, che cosa ci vuoi tu fare? |
Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avventò addosso, |
O Fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta! |
Mi fareste la carità di darmi un soldo, perché mi sento morir dalla fame? |
Pinocchio capì questa risposta a volo, e non potendo frenare l’impeto del suo buon cuore, saltò al collo di Geppetto |
Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri |
Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio. |
Quando fu condotto nella stalla, il nuovo padrone gli empì la greppia di paglia: |
Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa! |
Non la capisco questa febbre! |
Smetti di ridere, ti ripeto! |
Quella giornata prometteva d’essere molto bella e molto allegra, ma |
Come rimanesse il burattino, quand’ebbe compitate alla peggio quelle parole, lo lascio pensare a voi. |
Quanto mi dai del berretto? |
A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese. |
Pinocchio dette un’altra occhiata alla brocca, e non rispose né sì né no. |
Allora te la spiegherò io, soggiunse la Marmottina. |
Portatemi di qua quel burattino che troverete attaccato al chiodo. |
Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata: |
Eppure quello laggiù è Pinocchio! |
Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro, come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia. |
Hai parlato come un libro stampato! |
E che orribile nottata fu quella! |
Pinocchio ritto sulla punta di un alto scoglio non finiva più dal chiamare il suo babbo per nome e dal fargli molti segnali colle mani |
E così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza. |
E il mio babbo mi avrà aspettato? |
Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto: |
L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio. |
Fermiamoci qui all’osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo. |
A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto allegro in viso, |
Dunque, compar Geppetto, disse il falegname in segno di pace fatta, qual è il piacere che volete da me? |
Da principio storse un po’ la bocca; |
Appena il burattino si accorse di avere i piedi, saltò giù dalla tavola dove stava disteso, e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole, |
Pinocchio corre pericolo di essere fritto in padella come un pesce. |
Liberato dalla prigione, si avvia per tornare a casa della Fata; |
E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. |
Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti? |
Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto. |
La bocca del burattino pareva inchiodata e ribadita. |
Fu lo stesso che avesse predicato al vento. |
Mi spiegherò meglio, soggiunse il Pappagallo. |
E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto, ma tanto brutto, che pareva un mostro marino. |
Sissignori, rispose l’oste e strizzò l’occhio alla Volpe e al Gatto, come dire: |
Quella brava bestiola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. |
Figuratevi quelle birbe di ragazzi, quando videro entrare nella loro scuola un burattino! |
Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle. |
Pinocchio appuntò gli occhi da quella parte |
Vi prometto, babbo, che imparerò un’arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia. |
Se tu arrivavi un minuto più tardi, a quest’ora io ero bell’e fritto, mangiato e digerito. |
E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla? |
Come mai ti sei accorto che ero io? |
A me mi pare un gran buon figliuolo, pieno di voglia di studiare, ubbidiente, affezionato al suo babbo e alla sua famiglia |
Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; |
Nel tempo che parlavano così, Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti, |
Ma si può dare un ragazzo più ingrato e più senza cuore di me? |
Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva addosso: |
Dunque, disse la Volpe, vuoi proprio andare a casa tua? |
Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell’acquaccia amara |
Ma giudicandoti alla fisonomia, anche te mi sembri un cane di garbo. |
Sono l’Omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese. |
In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande, pareva oramai più morto che vivo, la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra |