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Con sua grandissima maraviglia si trovò rinchiuso dentro a una grossa rete in mezzo a un brulichio di pesci d’ogni forma e grandezza, che scodinzolando si dibattevano come tant’anime disperate.
Se davvero mi vuoi bene
A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare.
Del resto bisogna compatire anche me, perché, come vedi, non ho più legna per finire di cuocere quel montone arrosto,
Allora il burattino, perdutosi d’animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto
Il giudice lo ascoltò con molta benignità:
Chétati, Granchio dell’uggia!
Se arrivavo un minuto più tardi!
La consolazione di sapere che fra poche ore sarebbero giunti in un paese, dove non c’erano né libri, né scuole, né maestri, li rendeva così contenti e rassegnati, che non sentivano né i disagi, né gli strapazzi, né la fame, né la sete, né il sonno.
E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli.
Aspetto la bara che venga a portarmi via.
Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene.
Vuoi comprare le mie scarpe?
Ecco perché son venuta a cercarti fin qui.
C’è poco da ridere, gridò Pinocchio impermalito.
Allora, preso dalla disperazione, tornò di corsa in città e andò difilato in tribunale, per denunziare al giudice i due malandrini, che lo avevano derubato.
Ma oramai mi sono impietosito e ci vuol pazienza.
E Pinocchio continuava a piangere, e berciare, a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio:
E in meno d’un’ora, i piedi erano bell’e fatti;
Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari.
A questo segnale si sentì un gran rumore di ali che volavano con foga precipitosa
E per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria.
Si avvicinò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla:
E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri?
Alla fine siete cascate nelle mie mani!
No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino:
Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai.
Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame!
Bevila e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.
Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare, ci lasciavano sempre un livido per ricordo.
Questo nome gli porterà fortuna.
Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre!
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo:
Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro, ma giunti a metà del fusto sdrucciolarono
Portatemi almeno qualche cosa da mangiare, perché mi sento rifinito.
Fatto sta che dopo quel calcio e quella gomitata Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi di scuola:
Mi purgherei tutti i giorni.
Mi meraviglio! rispose il burattino quasi offeso, per vostra regola io non ho fatto mai il somaro:
Leviamoci tutt’e due il berretto nello stesso tempo:
Ciò detto salutarono Pinocchio, e augurandogli una buona raccolta, se ne andarono per i fatti loro.
Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco,
Allora, ragazzo mio, se ti senti davvero morir dalla fame, mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendere un’indigestione.
Dunque la ferita non era grave?
E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte, che lo sentivano da cinque chilometri lontano.
Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva.
Il burattino andò, raccattò il berretto
Come vedi, è tutto pieno!
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
Non date retta, galantuomo, a tutto il bene che ve ne ho detto:
Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio, che mi fa spasimare.
E non ebbe fiato per dir altro.
Ma, lungo la strada, non si sentiva punto tranquillo;
Ce n'erano altri che facevano a mosca-cieca, quegli altri si rincorrevano, altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa:
Appena fu sulla spiaggia, il burattino spiccò un bellissimo salto, come avrebbe potuto fare un ranocchio, e andò a cascare in mezzo all’acqua.
Spiccare un salto e gettarvisi sopra, fu un punto solo.
Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti!
Tutt’a un tratto, venne una terribile ondata, e la barca sparì.
Branchi di monelli dappertutto.
Tanto ormai ho bell’e visto che i ragazzi, a essere disubbidienti, ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il su’ verso.
Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
Il Gatto voleva rispondere qualche cosa, ma s’imbrogliò.
Basta così, non occorre altro.
Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame, si attaccò al campanello d’una casa,
Il colpo fu così forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture ma si consolò subito col dire:
Sì, parlo di te, povero Pinocchio, di te che sei così dolce di sale, da credere che i denari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano i fagioli e le zucche.
Noi non ti guarderemo più in faccia, e alla prima occasione ce la pagherai!
Qui non c’è grazia che tenga.
Se ne vadano dunque per i fatti loro, e zitti!.
Perché vuoi annoiarti a studiare?
Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato, replicò il burattino.
Che sia quel medesimo Pesce-cane di quando affogò il mio povero babbo?
A sentirsi chiamar Polendina per la terza volta, Geppetto perse il lume degli occhi, si avvento sul falegname;
Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!
Restavano sempre da fare le gambe e i piedi.
Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?
Alla notizia della grazia ottenuta, i burattini corsero tutti sul palcoscenico e, accesi i lumi e i lampadari come in serata di gala, cominciarono a saltare e a ballare.
Rimonta a cavallo, e andiamo:
Anche due, rispose il pesce, il quale era un Delfino così garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo.
O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio?
Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi con grandissima violenza.
Io voglio tornarmene a casa mia:
E si rasciugò una lacrima.
Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito,
Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa
A questo comando comparvero subito due giandarmi di legno, lunghi lunghi, secchi secchi, col cappello a lucerna in testa
Si sa, in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l’uno coll’altro.
Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi!
Ma io sono generoso e gli perdono!
Abbiamo più paura delle medicine che del male.
La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo
Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.
Intanto la barchetta, sbattuta dall’infuriare dell’onde, ora spariva fra i grossi cavalloni, ora tornava a galleggiare:
Il tuo babbo è stato digià avvertito:
Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?
E gli assassini a corrermi dietro e, io corri che ti corro, finché mi raggiunsero,
La Marmottina alzò la zampa destra davanti:
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
Se tu sapessi, che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi qui giace
Sappiate però che l’altra notte, quando mi avete lasciato solo nell’osteria, ho trovato gli assassini per la strada
Ma il povero diavolo non sapeva più nemmeno lui in che mondo si fosse.
Se questa notte, disse il contadino, cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno,
Pinocchio, non sapendo più dove nascondersi per la vergogna
Che cosa fai così sdraiato per terra?
Non c’è bisogno, replicò il cane.
A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro
Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiuole di pelame scuro, che parevano gatti.
Ora che ho perduto te e il mio babbo, chi mi darà da mangiare?
Pinocchio, per non aver dato retta ai buoni consigli del Grillo-parlante, s’imbatte negli assassini.
I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo.
Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca.
Domani torneremo qui, e allora sarai morto e colla bocca aperta
Allora il padrone, brontolando, gli empì la greppia di fieno:
E se io studio, che cosa ve ne importa?
Di lì a poco, si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell’aria, tutta imbottita di penne di canarino e foderata nell’interno di panna montata e di crema coi savoiardi.
Il giovedì non si fa scuola:
Guàrdati dai cattivi compagni!.
Arrivati a casa, la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavola apparecchiata e gli pose davanti il pane, il cavolfiore condito e il confetto.
Queste tre pere erano per la mia colazione ma io te le do volentieri.
Poi dice una bugia e per gastigo gli cresce il naso.
A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca.
Ci si divertiva le giornate intere, senza mai vedere in faccia né un libro, né una scuola, quando una mattina Pinocchio
Ecco la colazione che vi manda la Fata, disse la Lumaca.
Ho incontrato i ladri e mi hanno spogliato.
E infatti, in men che non si dice amen, il contadino scese:
Non vedo l’ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio, che ha sofferto tanto per me!
Vorrei sapere da lor signori, disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!
Intanto, siccome oggi mi è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto.
Mangiafoco, sul principio, rimase duro e immobile come un pezzo di ghiaccio:
Ho voluto fare lo svogliato, il vagabondo
Non per questo si dettero per vinti:
E aperta la tagliuola, afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte.
E Pinocchio, sebbene fosse un ragazzo allegrissimo, si fece tristo anche lui:
Vuoi farmi un piacere, Lucignolo?
Com’è che sai il mio nome?
Quando all’improvviso, che è che non è, Arlecchino smette di recitare,
VII Geppetto torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata con sé.
Oh, se potessi rinascere un’altra volta!
Pinocchio che sentì il tonfo e gli schizzi dell’acqua, urlò ridendo e seguitando a correre:
Caro mio, replicò la Marmottina per consolarlo, che cosa ci vuoi tu fare?
Il Gatto, spiccando un gran salto, gli si avventò addosso,
O Fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta!
Mi fareste la carità di darmi un soldo, perché mi sento morir dalla fame?
Pinocchio capì questa risposta a volo, e non potendo frenare l’impeto del suo buon cuore, saltò al collo di Geppetto
Oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri
Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata prima che si facesse buio.
Quando fu condotto nella stalla, il nuovo padrone gli empì la greppia di paglia:
Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!
Non la capisco questa febbre!
Smetti di ridere, ti ripeto!
Quella giornata prometteva d’essere molto bella e molto allegra, ma
Come rimanesse il burattino, quand’ebbe compitate alla peggio quelle parole, lo lascio pensare a voi.
Quanto mi dai del berretto?
A mezzanotte passerà di qui il carro che ci deve prendere e condurre fin dentro ai confini di quel fortunatissimo paese.
Pinocchio dette un’altra occhiata alla brocca, e non rispose né sì né no.
Allora te la spiegherò io, soggiunse la Marmottina.
Portatemi di qua quel burattino che troverete attaccato al chiodo.
Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata:
Eppure quello laggiù è Pinocchio!
Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro, come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia.
Hai parlato come un libro stampato!
E che orribile nottata fu quella!
Pinocchio ritto sulla punta di un alto scoglio non finiva più dal chiamare il suo babbo per nome e dal fargli molti segnali colle mani
E così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.
E il mio babbo mi avrà aspettato?
Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete d’oro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto:
L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio.
Fermiamoci qui all’osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo.
A quello starnuto, Arlecchino, che fin allora era stato afflitto e ripiegato come un salcio piangente, si fece tutto allegro in viso,
Dunque, compar Geppetto, disse il falegname in segno di pace fatta, qual è il piacere che volete da me?
Da principio storse un po’ la bocca;
Appena il burattino si accorse di avere i piedi, saltò giù dalla tavola dove stava disteso, e principiò a fare mille sgambetti e mille capriole,
Pinocchio corre pericolo di essere fritto in padella come un pesce.
Liberato dalla prigione, si avvia per tornare a casa della Fata;
E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni.
Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti?
Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto.
La bocca del burattino pareva inchiodata e ribadita.
Fu lo stesso che avesse predicato al vento.
Mi spiegherò meglio, soggiunse il Pappagallo.
E nel tempo stesso vide uscire dalla grotta un pescatore così brutto, ma tanto brutto, che pareva un mostro marino.
Sissignori, rispose l’oste e strizzò l’occhio alla Volpe e al Gatto, come dire:
Quella brava bestiola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore.
Figuratevi quelle birbe di ragazzi, quando videro entrare nella loro scuola un burattino!
Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.
Pinocchio appuntò gli occhi da quella parte
Vi prometto, babbo, che imparerò un’arte e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia.
Se tu arrivavi un minuto più tardi, a quest’ora io ero bell’e fritto, mangiato e digerito.
E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?
Come mai ti sei accorto che ero io?
A me mi pare un gran buon figliuolo, pieno di voglia di studiare, ubbidiente, affezionato al suo babbo e alla sua famiglia
Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso;
Nel tempo che parlavano così, Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti,
Ma si può dare un ragazzo più ingrato e più senza cuore di me?
Si figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dové vendere l’unica casacca che aveva addosso:
Dunque, disse la Volpe, vuoi proprio andare a casa tua?
Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell’acquaccia amara
Ma giudicandoti alla fisonomia, anche te mi sembri un cane di garbo.
Sono l’Omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese.
In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo della Quercia grande, pareva oramai più morto che vivo, la bella Bambina dai capelli turchini si affacciò daccapo alla finestra
Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto;
Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi.
Avanti, signori giandarmi!
In quel frattempo fu bussato alla porta, e una voce di fuori disse:
Il maestro si lascia dire.
Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia.
Finalmente passò una buona donnina che portava due brocche d’acqua.
Squisiti questi muggini!
Ma figuratevi come rimase quando, nel cercargli gli orecchi, non gli riuscì di poterli trovare:
È verissimo, soggiunse il pescatore
Scusi, signor Serpente, che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte, tanto da lasciarmi passare?
Ma lo sai di certo che le vacanze abbiano principio col primo di gennaio e finiscano coll’ultimo di dicembre?
In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini:
Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare.
Dato così il segnale della partenza, quel branco di monelli, coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio, si messero a correre attraverso ai campi;
Ma se ti dico che parto questa sera.
Bada, Grillo!..., e lui mi disse:
Per un poco Pinocchio usò disinvoltura e tirò via;
Voltandosi a guardare, si accòrse che gli correvano dietro tutti e due, sempre imbacuccati nei loro sacchi e grondanti acqua come due panieri sfondati.
Allora diventò pensieroso e, dimenticando le regole del Galateo e della buona creanza, tirò fuori una mano di tasca e si dette una lunghissima grattatina di capo.
Quando avrà gridato ben bene, si cheterà, disse quella birba di Lucignolo.
Qui nel mare vicino è arrivato un Pesce-cane, grosso come una montagna.
Mentre il burattino sfilava a faccia fresca tutte queste bugie, si toccò il naso e si accorse che il naso gli s’era allungato più d’un palmo.
Vieni con noi, o rimani?
Che t’importa della scuola?
Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando uscì fuori della porta di casa.
E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!
Forse gli avete insegnato anche a parlare ?
Se oggi io sono un ragazzo veramente contento, è tutto merito tuo.
E dopo il cavolfiore ti darò un bel confetto ripieno di rosolio.
Pinocchio, animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo povero babbo, nuotò tutta quanta la notte.
Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?
Diventato un ciuchino vero, è portato a vendere, e lo compra il direttore di una compagnia di pagliacci per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi;
Io voglio che il mio montone sia arrostito bene!
Pretenderesti, dunque, che un somaro, par tuo, lo dovessi mantenere a petti di pollo e cappone in galantina?
La scuola, la lezione e il maestro sono i nostri tre grandi nemici.
Intanto si era già fatta notte e notte buia:
Prima di tutto, rispose il burattino, voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta d’oro e d’argento e coi bottoni di brillanti:
La fata gli dette la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo, disse leccandosi i labbri:
Impossibile immaginarsi la paura del burattino:
Entrarono in una colombaia deserta, dove c’era soltanto una catinella piena d’acqua e un cestino ricolmo di veccie.
Intanto il combattimento s’inferociva sempre più
Al collare c’era attaccata una lunga catenella di ferro:che era fissata nel muro.
O Fatina mia, perché sei morta?
E fece l’atto di volere uscire.
I carabinieri, giudicando che fosse difficile raggiungerlo, gli aizzarono dietro un grosso cane mastino,
Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.
Ma ora non ci ricasco più!
Tormentato dalla passione di rivedere il suo babbo e la sua sorellina dai capelli turchini, correva a salti come un cane levriero
Senza farselo ripetere, il burattino cominciò a camminare per quella viottola, che conduceva al paese.
Immaginatevi dunque come restò, quando si poté scorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.
Portatelo a casa vostra e assistetelo.
Che è grosso di molto questo Pesce-cane?
Con quei suoi piedi di legno durissimo lavorava così bene, da tener sempre i suoi nemici a rispettosa distanza.
Oh, che brutta malattia che è la fame!
A sentirsi chiamare Eccellenza il burattinaio fece subito il bocchino tondo,
Perché bisogna sapere che io sono un burattino, che avrò tutti i difetti di questo mondo:
Pinocchio esitò un poco a rispondere, perché gli tornò in mente la buona Fata, il vecchio Geppetto e gli avvertimenti del Grillo-parlante;
Non avranno mai bene in questo mondo;
Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva:
Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila?
I tuoi lamenti mi hanno messo un’uggiolina in fondo allo stomaco
Un po’ per lo spasimo della tagliuola, che gli segava gli stinchi, e un po’ per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi;
Pinocchio guardò la brocca, e non rispose né sì né no.
Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle, e, facendo finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà dell’orecchio destro.
Vieni via con noi e staremo allegri
Il burattinaio Mangiafoco che (questo era il suo nome) pareva un uomo spaventoso, non dico di no,
Ora il cucù te lo darò io!
Sicché dunque, disse Pinocchio sempre più sbalordito, se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?
I primi a ballare nell’olio bollente furono i poveri naselli:
Faresti meglio a succiare due pasticche di lichene per guarire da codesta infreddatura di gola.
Chi lo sa, povero vecchio, quanto ha sospirato ieri, a non vedermi tornare.
Eppure il Grillo-parlante aveva ragione!
Dopo averlo legato per le mani e per i piedi, come un salame, lo gettò in fondo alla conca cogli altri.
Quant’è distante di qui il Campo dei miracoli?
Scavò la buca, ci pose le quattro monete d’oro che gli erano rimaste:
Dove corri con tanta furia?
Figùrati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre.
Dopo pochi minuti passò per la via un muratore, che portava sulle spalle un corbello di calcina.
Non ti fasciare il capo con tante melanconie.
Mi fai vedere i tuoi orecchi?
Raccoglilo con garbo, posalo pari pari su i cuscini della carrozza e portamelo qui.
Anche per questa volta ti perdono, gli disse la Fata
Intanto passò su per aria un grosso Colombo, il quale soffermatosi, a ali distese, gli gridò da una grande altezza:
Questo ragazzo è stato ferito in una tempia:
E dopo ammazzato te, ammazzeremo anche tuo padre!
E se io volessi seguitare a studiare?
Difatti, agli esami delle vacanze, ebbe l’onore di essere il più bravo della scuola;
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
Aveva tanta nausea per il cibo, diceva lei, che non poteva accostarsi nulla alla bocca.
La fame non ha capricci né ghiottonerie!
Mi pare un burattino fatto di un legname molto asciutto
E il Campo dei miracoli dov’è?
Chi ne diceva una, chi un’altra.
No, ha imparato da sé a borbottare qualche parola, essendo stato tre anni in una compagnia di cani ammaestrati.
Ora avvenne che un bel giorno, mentre camminava verso scuola, incontrò un branco dei soliti compagni, che andandogli incontro, gli dissero:
Io non ci sono stato mai, ma me lo figuro!
Rimonta pure a cavallo e non aver paura.
Quel Geppetto pare un galantuomo!
Come mai sapete che ho detto una bugia?
Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare?
È impossibile figurarsi gli abbracciamenti, gli strizzoni di collo, i pizzicotti dell’amicizia
Tu poi ritorna qui fra una ventina di minuti e troverai l’arboscello già spuntato dal suolo e coi rami tutti carichi di monete.
Questo spettacolo era commovente, non c’è che dire:
Geppetto, credendo che tutti questi piagnistei fossero un’altra monelleria del burattino, pensò bene di farla finita, e arrampicatosi su per il muro, entrò in casa dalla finestra.
Con mille smorfie e mille manierine, gli domandò sorridendo:
In poco più d’un’ora, tutti i suoi amici furono invitati.
Chi giocava alle noci, chi alle piastrelle, chi alla palla, chi andava in velocipede, chi sopra a un cavallino di legno;
Ma quando fu arrivato a un certo punto, quasi in faccia alla Quercia grande, si fermò, perché gli parve di aver sentito gente fra mezzo alle frasche.
E perché seguisti il consiglio di quel falso amico, di quel cattivo compagno?
E gli assassini saltarono anche loro, ma non avendo preso bene la misura, patatunfete!
Perché non vieni anche tu?
Io no, balbettò il burattino che non aveva più fiato in corpo.
A quest’ora l’avrà inghiottito il terribile Pesce-cane, che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque.
A questa terza bugia, il naso gli si allungò in un modo così straordinario, che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte.
Perché ho dato retta a questi compagni, che sono la mia dannazione?
Pregate la Fata da parte mia!
Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare
Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.
Senti dunque se per caso avessi la febbre.
Sul far del mattino, gli riuscì di vedere poco distante una lunga striscia di terra.
Mangiafoco starnutisce e perdona a Pinocchio, il quale poi difende dalla morte il suo amico Arlecchino.
Quando il pescatore ebbe tirata fuori la rete dal mare, gridò tutto contento:
Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini.
Diventava subito una bestia e non c’era più verso di tenerlo.
Tu sei un burattino e hai la testa di legno e io gli tirai un martello di legno,
Ecco un paese, come piace veramente a me!
Il quale, non avendo parole lì per lì per difendersi,
Difatti andò subito a cercarlo a casa, per invitarlo alla colazione, e non lo trovò:
Il momento più brutto e più umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda.
In questa casa non c’è nessuno.
Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.
Ebbene, disse allora il burattino, facciamo un patto da buoni amici.
Io non son nato per lavorare!
Fatto questo piccolo sfogo, che gli venne proprio dal cuore, entrò dentro il casotto e si addormentò.
Credendo quasi che fosse un sogno, si rigirava quest’uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava, e baciandolo diceva:
All’apparizione inaspettata del burattinaio, ammutolirono tutti:
Pinocchio va co’ suoi compagni di scuola in riva al mare, per vedere il terribile Pescecane.
Ebbene, che cosa vuoi da me?
La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi
Chi ci vuole venga a prenderci.
Appena dette queste ultime parole, il Grillo-parlante si spense a un tratto
Il Pescecane voglio vederlo per certe mie ragioni
Dunque, addio davvero, e buon viaggio.
VIII Geppetto rifà i piedi a Pinocchio e vende la propria casacca per comprargli l’Abbecedario.
Credo di sì, anzi ne sono sicura.
E poi cominciò ad abbaiare:
È un onore che non vi meritate, ma gli uomini generosi come me non badano a queste piccolezze!
Aspettò un segno di risposta a quella dimanda:
Intanto, mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto che riluceva di una luce pallida e opaca,
Oramai è tardi e voglio andare a letto.
Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo,
Ecco il nostro caro Pinocchio!
Aveva in capo un nicchiettino a tre punte gallonato d’oro, una parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giù per il collo
Il povero figliuolo col pensiero sempre fisso al Campo dei miracoli, aveva preso un’indigestione anticipata di monete d’oro.
E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?
Che cos’hai, mio caro casigliano?
Intanto Pinocchio, rizzatosi da terra tutto infuriato, schizzò con un salto sulla groppa di quel povero animale.
Ma tu non puoi crescere, replicò la Fata.
Nemmeno così la posso bere
E pensare che ho ricevuto da lei tante attenzioni e tante cure amorose
Il povero cane non si reggeva più in piedi.
A mio credere il burattino è bell’e morto:
Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine, che mangiavano di nottetempo i polli, fosse rimasta al trabocchetto della tagliuola.
Allora i ragazzi, indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo, pensarono bene di metter mano ai proiettili
Aspettò due minuti, e nulla;
Si provò a fuggire di camera ma non gli riuscì.
Se io avessi tanto fiato da arrivare fino a quella casa, forse sarei salvo, disse dentro di sé.
Ora vieni un po’ qui da me e raccontami come andò che ti trovasti fra le mani degli assassini.
Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio.
Un altro giorno sarà tardi, disse la Volpe.
E perché si divincolava come un anguilla e faceva sforzi incredibili, per isgusciare dalle grinfie
E tirò fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco.
Ma, quando fu lì, sentì mancarsi il coraggio
Gran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni, uno de’ quali essendo rimasto ferito, Pinocchio viene arrestato dai carabinieri.
Gran colazione di caffè-e-latte per festeggiare questo grande avvenimento.
Pietà, signor Cavaliere!
Dopo aver guardato attentamente, cacciò un urlo acutissimo gridando:
E, sbadigliando, spalancava una bocca che pareva un forno.
Oramai ho fatto tardi!
Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi,
A queste parole bisbigliate sommessamente, il burattino, spaventato più che mai, saltò giù dalla groppa della cavalcatura e andò a prendere il suo ciuchino per il muso.
O della tua giacchetta, de’ tuoi calzoncini e del tuo berretto che cosa ne hai fatto?
Il burattino, in tempo di vita sua, non aveva mai potuto patire le veccie:
Presa questa risoluzione, si avvicinò alla scogliera;
Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro:
Ma come mai sei capitato in quella grotta?
Che vuoi che mi faccia di una giacchetta di carta fiorita?
L’infelice Pinocchio, a quest’antifona, cominciò a piangere, a strillare, a raccomandarsi e piangendo diceva:
E spiccato un salto, montò a cavalcioni sulle stanghe.
Metti fuori i denari o sei morto,
La tua malattia è grave
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e di singhiozzi.
Non mi riesce più di star ritto sulle gambe.
Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea.
In questo caso avete mille ragioni, disse il carceriere;
Bevi questa medicina, e in pochi giorni sarai guarito.
La bella Bambina dai capelli turchini fa raccogliere il burattino:
Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno;
La mattina dopo arrivarono sulla spiaggia del mare.
Anche noi abbiamo il nostro amor proprio!
E allora che cosa devo fare per contentarvi?
Lo so purtroppo che mi aveva a noia e che si divertiva sempre a calunniarmi
Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare.
Io sono più buono di tutti e dico sempre la verità.
E anche il maestro se ne lodava, perché lo vedeva attento, studioso, intelligente, sempre il primo a entrare nella scuola,
Appena detta la bugia, il suo naso, che era già lungo, gli crebbe subito due dita di più.
Fai subito attaccare la più bella carrozza della mia scuderia e prendi la via del bosco.
Dunque, vuoi venire, sì o no?
La Fata dorme e non vuol essere svegliata.
Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest’uva moscadella, e
Mangiate o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando:
E ora i pianti sono inutili.
Intanto la fame lo tormentava, perché erano oramai passate ventiquattr’ore che non aveva mangiato più nulla;
Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame.
Bada, Grillaccio del mal’augurio!
Intanto la stalla fu chiusa e Pinocchio rimase solo:
La creda, illustrissimo, che la colpa non è stata mia!
Quand’ecco che udirono un urlo disperato
Ragazzo mio gli rispose dalla finestra quella bestiola tutta pace e tutta flemma, ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta.
È una storia lunga, disse il burattino, e ve la racconterò a comodo.
Volentieri, vieni con me a portar calcina, rispose il muratore, e invece d’un soldo, te ne darò cinque.
A questo affettuoso invito Pinocchio spicca un salto, e di fondo alla platea va nei posti distinti;
Mi volevano rubare le monete d’oro.
I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu
Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono;
E perché dovrei dirti una bugia?
Alla vista di quella grazia di Dio, il burattino sentì consolarsi tutto.
Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, e voglio mantenere la promessa.
Ma il burattino per sua fortuna era fatto d’un legno durissimo, motivo per cui le lame, spezzandosi, andarono in mille schegge
Appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo, si pose a scappare attraverso i campi, e non si fermò un solo minuto,
Faceva così, e fra noi e lui siamo andati sempre d’accordo.
Ma poteva riuscire gravissima e anche mortale, rispose il vecchietto, perché gli tirarono sul capo un grosso libro rilegato in cartone.
Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina bell’e pelata, per la colazione di domani.
E tu che concetto ne hai?
Ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà un ragazzo.
E gli altri soggiungevano malignamente:
Fareste, galantuomo, la carità d’un soldo a un povero ragazzo, che sbadiglia dall’appetito?
Eccomi qui, pronto a servirvi, replicò il falegname, rizzandosi su i ginocchi.
Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?
Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti:
Quanto ti debbo ringraziare!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno!
A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano.
Alla vista di quel morticino, i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe
Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimo sgambetto:
Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io
Nel tempo che diceva così, si fermò tutt’a un tratto spaventato e fece quattro passi indietro.
Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa:
Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento zecchini:
Non avrei mai creduto, ragazzo, mio, che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato.
Deliziose queste sogliole!
Dunque addio, e salutami tanto le scuole ginnasiali!
Se arrivano gli assassini mi attaccheranno daccapo al ramo dell’albero
Perché non vai a seminarle nel Campo dei miracoli?
Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro.
E quanto si spende per entrare?
Senza stare a dire che è e che non è, uscì subito fuori della città e riprese la strada che doveva ricondurlo alla Casina della Fata.
La Fata dorme e non vuol essere svegliata:
E dove hanno detto di aspettarmi quei buoni amici?
Si fermò e stette in ascolto.
Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo,
Al simpatico suono di quelle monete la Volpe, per un moto involontario, allungò la gamba che pareva rattrappita,
Me l’hai promesso, non è vero?
Gliene voglio dire un sacco e una sporta!
Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare:
Finalmente sul far del giorno si svegliò, perché qualcuno aveva bussato alla porta.
Mangiato che l’ebbe e ripulitasi la bocca, chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco, come prima.
E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e armatosi di santa pazienza, sbucciò le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola.
Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini!
Indossava una giubba color di cioccolata coi bottoni di brillanti e con due grandi tasche per tenervi gli ossi che gli regalava a pranzo la padrona,
Ve ne sono sicuro, rispose il Delfino.
E Pinocchio non se lo fece dire due volte:
Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l’ha detto.
I ragazzi perbene dicono sempre la verità
Poi tenendolo leggermente coi denti, esce correndo dalla grotta, e via come un baleno!
O bella bambina dai capelli turchini, gridava Pinocchio, aprimi per carità!
V Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata;
Incoraggiato da questa prima vittoria, si liberò a forza dalle unghie degli assassini
Dunque la grazia è fatta?
Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto;
E scava, scava, scava, fece una buca così profonda, che ci sarebbe entrato per ritto un pagliaio:
Vorrà perdonarmi questa seconda birichinata?
Ma invece della chiara e del torlo, scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale, facendo una bella riverenza, disse:
Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata e non poco!
Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola:
Ricordatevi però che a mezzanotte vogliamo essere svegliati per continuare il nostro viaggio.
Com’hai fatto a scuoprire il complotto di queste quattro ladroncelle?
Non ci sono che i babbi che sieno capaci di certi sacrifizi!
Ma il pescatore verde, senza badarlo neppure, lo avvoltolò cinque o sei volte nella farina, infarinandolo così bene dal capo ai piedi
Allora Geppetto disse al burattino:
A dir la verità, rispose Pinocchio, se io debbo scegliere, preferisco piuttosto di essere lasciato libero, per potermene tornare a casa mia.
Ma ti avverto, carino mio, che nel carro non c’è più posto.
Bisognava pensarci prima!
Pinocchio, vieni quassù da me, grida Arlecchino,
Mi legarono per il collo a un albero di questo bosco, col dire:
Ma prima voglio vedere i tuoi, caro Pinocchio.
E se invece di duemila, ne trovassi cinquemila?
Non voglio morire, non voglio morire!
Levami una curiosità, mio caro Lucignolo:
Cerca di qua, cerca di là, finalmente lo vide nascosto sotto il portico di una casa di contadini.
Domani, dunque, ti aspetto a colazione a casa mia.
Tu sei un gran bravo ragazzo!
E se per disgrazia venissero i ladri, ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare.
Figuratevi la risatona impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti alla scena.
Si voltò in su, e che cosa vide?
Intanto a poco a poco il cielo si rasserenò;
Dopo averci fatto colle forbici una piccola buca nel fondo e due buche dalle parti, se lo infilò a uso camicia.
Io volevo tornare a casa:
Noi non vogliamo regali, risposero quei due malanni.
Allora, vistosi perso, si arrampicò su per il fusto di un altissimo pino e si pose a sedere in vetta ai rami.
La spiaggia era piena di gente che urlava e gesticolava guardando il mare.
Guardò sotto il banco, e nessuno;
E dire che tu non volevi partire!
E la Fata lo guardava e rideva.
E ora come dovrò cuocerlo?
Dove troveremo un rifugio sicuro noi altri galantuomini?
Che cosa brontoli fra i denti?
Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza;
Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io,
Ciò detto distese le ali e, infilata la finestra che era aperta, se ne volò via a perdita d’occhio.
La colpa è tutta di questo legno
Nelle strade, un’allegria, un chiasso, uno strillìo da levar di cervello!
Fatti sotto e para il cappello.
Aspetta un poco, che penseremo noi a farteli sputare!
Poi, fatto un animo risoluto, soggiunse in fretta e furia:
O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella?
E preso il bicchiere con tutt’e due le mani, lo votò in un fiato.
La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono:
Io rispetto gli altri e voglio essere rispettato.
Non hai paura della morte?
Signori assassini, che cosa vogliono da me?
Ho voluto dar retta ai compagni, e ora la pago!
E che strada si fa per andarvi?
In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare.
Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata.
Pinocchio, giudicandolo dalla fisonomia per un buon uomo,
Non mi picchiar tanto forte!
Dove anderò a dormire la notte?
Il ragazzo è stato portato da alcuni pescatori in questa capanna, e ora
Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua
Pinocchio ci pensò un poco, e poi disse risolutamente:
Chi lo sa come lo picchierebbe quell’omaccio di Geppetto!
Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra:
E noi non vogliamo scomparire!
A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece triste e melanconico, come non era stato mai in vita sua, e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:
Sappi dunque che in quel cartello a lettere rosse come il fuoco c’è scritto:
Addio, Pinocchio, rispose il cane;
Cosí andò nuotando a raggiungere Alidoro
È pagato apposta per brontolare tutto il giorno.
E la finestra si richiuse.
Era l’alba e ballavano sempre.
Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.
Se prometti di non abbaiare e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra bell’e pelata!.
Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome Acchiappa-citrulli.
Aspetta un poco, e ti aprirò.
A mezzanotte poi ripartiremo per essere domani, all’alba, nel Campo dei miracoli.
Solamente alcuni uccellacci notturni, traversando la strada da una siepe all’altra, venivano a sbattere le ali sul naso di Pinocchio,
J-a, j-a, il fieno mi fa dolere il corpo!
Io non ho mai fatto il falegname.
Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato.
Io studierò, io lavorerò, io farò tutto quello che mi dirai, perché, insomma, la vita del burattino mi è venuta a noia
Tornò a bussare con maggior violenza, perché sentiva avvicinarsi il rumore dei passi e il respiro grosso e affannoso de’ suoi persecutori.
Che cosa fate con codesto piede conficcato nell’uscio?
Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paesetto fabbricato sulla spiaggia del mare.
Anch’io l’ho creduto una volta, e oggi ne porto le pene.
Da principio voleva dire e voleva fare:
Tu, dico la verità, in questo caso mi avresti fatto un gran comodo!
Assisto questo mio compagno di scuola.
Oh che bel signore, allora, che diventerei!
Uno di quei monelli agguantò quel volume e, presa di mira la testa di Pinocchio, lo scagliò con quanta forza aveva nel braccio:
Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare.
Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera.
Tuonava forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco,
Quel che mi avete comandato, è fatto.
Deve sapere, signor Serpente, che io vado a casa, dove c’è il mio babbo che mi aspetta
Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta!
Scommetto che non me la perdona!
No, ragazzi, avete sbagliato.
Alla fine, e per sua buona fortuna, venne un’ondata tanto prepotente e impetuosa, che lo scaraventò di peso sulla rena del lido.
E gli assassini a correre dietro a lui, come due cani dietro una lepre:
Ma io il torsolo non lo mangio davvero!
Ora si vedeva sparire sott’acqua, portato dall’impeto dei flutti, ora riappariva fuori con una gamba o con un braccio, a grandissima distanza dalla terra.
Come potete immaginarvelo, i naselli, i muggini, le sogliole, i ragnotti e le acciughe, andarono tutti alla rinfusa nella conca,
Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, soggiunse la Civetta, ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire.
Aspetto la mezzanotte, per partire
Allora il burattino distese i suoi panni al sole per rasciugarli
E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
Verremo anche noi, per farti piacere.
E senza indugiare un minuto riprese a correre per il bosco a carriera distesa.
Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna!
Rido della bugia che hai detto.
Vedete un po’, Lumachina bella, se vi riesce di liberarmi da questo supplizio.
Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te.
Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non tremerà più!
Io non me ne anderò di qui, rispose il Grillo, se prima non ti avrò detto una gran verità.
Tutti ci sgridano, tutti ci ammoniscono, tutti ci danno consigli.
Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera, fece l’atto di buttar via il torsolo:
Non lo buttar via: tutto in questo mondo può far comodo.
Pareggiati in questo modo i loro conti, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
Geppetto, vedendosi guardare da quei due occhi di legno, se n’ebbe quasi per male, e disse con accento risentito:
Il pescatore verde prese una bella buccia di giunco
E Melampo faceva proprio così?
Eccola laggiù, diritta al mio dito,
Vi ho subito riconosciuti alla voce.
Figuratevi il povero Arlecchino!
In quel mentre si udì nella grotta una vocina fioca fioca, che disse:
Ciò detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene:
Pinocchio, quasi impaurito, guardò di qua e di là, per conoscere da qual parte venissero queste parole;
Ma per andare a scuola ho bisogno d’un po’ di vestito.
Pigliatemi lì quell’Arlecchino, legatelo ben bene, e poi gettatelo a bruciare sul fuoco.
Ma guai a te se me ne fai un’altra delle tue!
E intanto piangendo dirottamente e disperandosi, lo chiamava per nome e gli diceva:
Intanto passò un’ora, ne passarono due, e la porta non si apriva:
Ma da questa volta in là, faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente
E ora le quattro monete dove le hai messe?
E Pinocchio cominciò a contare a voce alta:
Alle seduzioni di quest’ultima ghiottoneria, Pinocchio non seppe più resistere e, fatto un animo risoluto, disse:
Addio, Alidoro, fai buon viaggio e tanti saluti a casa.
Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, accadde un fatto che destò mezza rivoluzione.
Ragazzo mio, così ci vuole un legnaiolo
Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita.
Quel burattino lì, seguitò a dire il Grillo-parlante, è una birba matricolata
Ti voglio bene anch’io, rispose la Fata, e se tu vuoi rimanere con me, tu sarai il mio fratellino e io la tua buona sorellina
Gli assassini inseguono Pinocchio;
Dov’è la pallina di zucchero?
Pensa che andiamo in un paese dove saremo padroni di fare il chiasso dalla mattina alla sera!
È amara, ma ti farà bene.
Dateci due buone camere, una per il signor Pinocchio e un’altra per me e per il mio compagno.
La buona donnina, sentendo queste parole, soggiunse subito:
Leggi il cartello, che c’è scritto, e lo saprai.
Per il solito, o sono matti o imbroglioni!
Difatti il carro era già tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni, ammonticchiati gli uni sugli altri, come tante acciughe nella salamoia.
Io rimango, rispose Pinocchio.
Voglio diventare un ragazzino perbene e voglio essere la consolazione del mio babbo
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Andò alla gora e riempita d’acqua la solita ciabatta, si pose nuovamente ad annaffiare la terra che ricuopriva le monete d’oro.
Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio.
Lumachina bella, gridò Pinocchio dalla strada, sono due ore che aspetto!
Dopo aver starnutito, il burattinaio, seguitando a fare il burbero, gridò a Pinocchio:
Qualche disgrazia accade sempre!
Di tanto in tanto, voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza
Qui non ci son cavalieri!
Fatto sta che i tre torsoli, invece di essere gettati fuori dalla finestra, vennero posati sull’angolo della tavola in compagnia delle bucce.
Si contentano, disse il burattino ai carabinieri, che vada a riprendere il mio berretto?
L’esser fritto in compagnia è sempre una consolazione.
Appena finite le mani, Geppetto senti portarsi via la parrucca dal capo.
Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene.
Intanto s’era levato un vento impetuoso di tramontana, che soffiando e mugghiando con rabbia
Fra un’ora, siamo bell’e andati e tornati.
Ricordati che tu sei solo e noi siamo in sette.
Pinocchio mangia lo zucchero, ma non vuol purgarsi:
E quel dondolìo gli cagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre più alla gola, gli toglieva il respiro.
Abbi compassione di un povero ragazzo inseguito dagli assass
Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere:
Pinocchio, Lucignolo e tutti gli altri ragazzi, che avevano fatto il viaggio coll’omino, appena ebbero messo il piede dentro la città, si ficcarono subito in mezzo alla gran baraonda
Noi, riprese la Volpe, non lavoriamo per il vile interesse:
E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli,
Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia?
Ma trovò tutto buio e tutto deserto.
Se non vuoi durar fatica, allora, ragazzo mio, divertiti a sbadigliare, e buon pro ti faccia.
Ma quando Pinocchio fu sul più bello, quando, cioè, allungò la mano per prendere a manciate tutte quelle belle monete e mettersele in tasca, si trovò svegliato all’improvviso
E i miei compagni sono pronti?
Rido, perché nello spollinarmi mi son fatto il solletico sotto le ali.
Ma come avete fatto a crescere così presto?
Anzi, siccome vedo che il sole va sotto, così ti lascio subito e scappo via.
Se fossi stato un ragazzino per bene, come ce n’è tanti, se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare, se fossi rimasto in casa col mio povero babbo, a quest’ora non mi troverei qui, in mezzo ai campi, a fare il cane di guardia alla casa d’un contadino.
Ma la Casina bianca non c’era più.
Pinocchio, alla vista di quello spettacolo straziante, andò a gettarsi ai piedi del burattinaio e piangendo dirottamente
No, è meglio cuocerlo nel piatto!
Il gatto, disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.
Chi lo sa che dispiacere sarebbe per il tuo vecchio padre, se ora ti facessi gettare fra quei carboni ardenti!
Allora Pinocchio mortificato di sentirsi scambiare per un granchio, disse con accento risentito:
E a quest’ora non sarei più un burattino
Alidoro invece voleva fermarsi ma trasportato dall’impeto della corsa, entrò nell’acqua anche lui.
Prendi la via del bosco, e sono sicurissima che lo incontrerai.
Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo,
E il viaggio lo fate a piedi?
E io, invece, faccio il bighellone e il vagabondo tutto l’anno.
Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere,
L’ho veduto ieri sulla porta di casa sua.
E facendo finta di non essersi accorto di nulla, gli domandò sorridendo:
Pinocchio si levò subito il suo cappelluccio;
Anderò a rasciugarmi e a riscaldarmi, e poi?
Gli andò che il burattinaio Mangiafoco mi dette alcune monete d’oro, e mi disse:
Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era una pentola che bolliva e fece l’atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro.
Pinocchio, commosso anche lui, si avvicinò al Gatto, sussurrandogli negli orecchi:
Quando le quattro faine si credettero sicure del fatto loro, andarono difilato al pollaio, che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane
Difatti dopo tre ore e mezzo Pinocchio la vide tornare con un vassoio d’argento in capo.
Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi.
Per l’appunto era una nottataccia d’inferno.
Stava lì lì per fare un’ultima offerta:
Ma il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di questa impertinenza, continuò con lo stesso tono di voce:
Tutto fiato buttato via, perché i burattini, invece di continuare la recita, raddoppiarono il chiasso e le grida
Vi porterò la brocca fino a casa!
Aspettami costì che torno subito,
Con una lezione di più o con una di meno, si rimane sempre gli stessi somari.
Dammi un boccon di frittura e ti lascio in pace.
Pinocchio, sebbene fosse solo, si difendeva come un eroe.
A quella scampanellata comparvero subito due can mastini vestiti da giandarmi.
Quand’ecco che all’improvviso il ciuchino alzò tutt’e due le gambe di dietro, e dando una fortissima sgropponata, scaraventò il povero burattino in mezzo alla strada sopra un monte di ghiaia.
Cadde bocconi a terra e coprendo di mille baci quel marmo mortuario, dette in un grande scoppio di pianto.
Vorrei avere un bel palazzo, mille cavallini di legno e mille scuderie, per potermi baloccare, una cantina di rosoli e di alchermes, e una libreria tutta piena di canditi, di torte, di panettoni, di mandorlati e di cialdoni colla panna.
Perché tu possa fartene un’idea, ti dirò che è più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga e profonda, che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa.
Qui non ci son commendatori!
Lo so, ed è per questo che ti ho perdonato.
Aveva bevuto, senza volerlo, tant’acqua salata, che era gonfiato come un pallone.
Voi no, rispose il carceriere, perché voi non siete del bel numero
Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno.
E il burattino fece col capo e colle mani un segno come dire:
Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano tutti bruciati:
Indovinate un po’ di che cosa si accorse?
Pinocchio vende l’Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini.
Facevano a gara nel montare sul suo carro, per essere condotti da lui in quella vera cuccagna conosciuta nella carta geografica col seducente nome di Paese dei Balocchi.
Guai a chiamarlo Polendina!
E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro:
Lo voglio chiamar Pinocchio.
La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, col lume acceso di dietro, e con le mani faceva schioccare una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme.
Si passano baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera.
I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri, alle scuole e ai maestri, per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti
No, davvero, che non lo permetto.
Perché a lavorare mi par fatica.
A quelle grida strazianti, il burattino, che in fondo aveva un cuore eccellente, si mosse a compassione, e voltosi al cane gli disse:
Ritorna indietro e porta i quattro zecchini, che ti sono rimasti, al tuo povero babbo che piange e si dispera per non averti più veduto.
O Fata, o Fata mia,cominciò allora a strillare il burattino, datemi subito quel bicchiere.
Appena giunto sotto la vite, crac
Fu lo stesso che dire al muro.
E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s’era mai accorto di nulla
Ragazzo mio, te ne pentirai
Davvero, replicò Geppetto, tienilo a mente,
Il Grillo-parlante aveva ragione.
Alla fine, non trovando altro nella greppia, si rassegnò a masticare un po’ di fieno:
Arrivedella, signor pesce scusi tanto l’incomodo e mille grazie della sua garbatezza.
O Fatina mia, dimmi dove posso trovarlo, che voglio stare sempre con lui, e non lasciarlo più!
Appena che il carro si fu fermato, l’omino si volse a Lucignolo
Eppure qui non c’è anima viva.
Queste parole toccarono l’animo di Pinocchio, il quale rialzando vivacemente la testa disse alla Fata:
Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me, disse Pinocchio al suo babbo, voglio subito andare a scuola.
Allora l’assassino più piccolo di statura, cavato fuori un coltellaccio, provò a conficcarglielo, a guisa di leva e di scalpello, fra le labbra:
Poi sceglierai a tuo piacere un’arte o un mestiere
Non mi fate più piangere!
Prelibati questi ragnotti!
Era in maniche di camicia e tremava dal freddo.
Voglio prima un’altra pallina di zucchero
A questo punto, la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l’inchiostro, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.
Non ti capisco, disse il burattino, che già cominciava a tremare dalla paura.
E mentre si disperava a questo modo, fece l’atto di volersi strappare i capelli:
Cotesti sentimenti ti fanno onore:
Gliela voglio fare tutta d’argento e d’oro, e coi bottoni di brillanti.
Perché, Marmottina mia, io sono un burattino senza giudizio
Siccome vedo che sei un pesce, che hai la fortuna di parlare e di ragionare, come me, così voglio usarti anch’io i dovuti riguardi.
Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mai mangiati!
Poi ricuopri la buca con un po’ di terra:
Ed era già più di due ore che dormiva saporitamente;
Come potete immaginarvelo, la Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz’ora,
Pinocchio pagò uno zecchino per la cena sua e per quella dei suoi compagni, e dopo partì.
Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo perbene.
Questo paese non somigliava a nessun altro paese del mondo.
Pietà, signor Commendatore!
Ma io cominciai a scappare, continuò a dire il burattino, e loro sempre dietro:
Ancora no, ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito dalla febbre!
Vedi dunque, osservò Geppetto, che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato.
A questa parlantina fatta sul serio, quei poveri assassini, mi par di vederli, scapperebbero via come il vento.
E se vengo con voi, che cosa dirà la mia buona Fata?
Il pescatore, arrabbiatissimo di vedersi strappar di mano un pesce, che egli avrebbe mangiato tanto volentieri
Insomma, gridò Pinocchio, arrabbiandosi, si può sapere, Pappagallo mal educato, di che cosa ridi?
È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo.
Ce lo troverò a casa della Fata?
Pinocchio montò e il carro cominciò a muoversi:
Ma quando lo vide trasfigurato e cogli occhi fuori della testa dalla gran disperazione, allora, mossa a pietà, batté le mani insieme
Senza muovere punto le labbra, disse con una vocina che pareva venisse dall’altro mondo:
Se si voltava di qui batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra,
Intanto era già da cinque mesi che durava questa bella cuccagna di baloccarsi
Domando scusa, io non sono un cane!
Chiese uno spicchio di noce e un cantuccino di pane, e lasciò nel piatto ogni cosa.
Come mai sei rimasto colle gambe attanagliate fra codesti ferri arrotati?
Ecco qui cinque monete d’oro.
Sono buone per accendere il fuoco.
Davvero perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono.
No, no, no, il mio povero babbo no!
Ora poi, disse la Volpe, vai alla gora qui vicina, prendi una secchia d’acqua e annaffia il terreno dove hai seminato.
Anderei loro sul viso, gridando:
Non lo so, babbo, ma credetelo
I ragazzi perbene sono ubbidienti, e tu invece
Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra:
A chi, se non c’è nessuno?
Dopo cinque mesi di cuccagna, Pinocchio, con sua grande maraviglia, sente spuntarsi un bel paio d’orecchie asinine e diventa un ciuchino, con la coda e tutto.
Mi dispiace davvero di farvi venire l’acquolina in bocca,
Il maestro lo avvertiva tutti i giorni, e anche la buona Fata non mancava di dirgli e di ripetergli più volte:
E nel dir così, Pinocchio piangeva dirottamente
E dopo averle annusate, le scaraventò in una conca senz’acqua.
Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo
La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo.
Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace:
E io l’ho provato a mie spese, Perché mi sono capitate dimolte disgrazie,
Devi prendere a noia, anche tu, la scuola
Perché i ragazzi che non danno retta ai consigli di chi ne sa più di loro, vanno sempre incontro a qualche disgrazia.
In quel punto fu bussato alla porta.
Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.
Che vuoi che faccia qui, solo in questo mondo?
In questo caso, gridò fieramente Pinocchio, rizzandosi e gettando via il suo berretto di midolla di pane, in questo caso conosco qual è il mio dovere.
Alidoro, ridendo, stese la zampa destra verso il burattino, il quale gliela strinse forte forte in segno di grande amicizia:
Al Campo dei miracoli, domattina, allo spuntare del giorno.
Voi direte bene, soggiunse Pinocchio, ma io non mangerò mai una frutta, che non sia sbucciata.
A quella seconda frustata Pinocchio, per prudenza, si chetò subito e non disse altro.
Il burattino, vedendosi balenare la morte dinanzi agli occhi, fu preso da un tremito così forte, che nel tremare, gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattro zecchini che teneva nascosti sotto la lingua.
Tu mi farai da cane di guardia.
Siamo venuti a prenderti, rispose il coniglio più grosso.
Quanto c’è di qui alla spiaggia?
E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.
Pinocchio seguitò a nuotare, tenendosi sempre vicino alla terra.
Sarà andato a far colazione, rispose uno di loro, ridendo.
Detto fatto, si avvicinò al ciuchino manritto della prima pariglia e fece l’atto di volerlo cavalcare:
Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili!
La mia buona Fata vuole che ritorni prima di notte.
Avvedutosi che il bussare non giovava a nulla, cominciò per disperazione a dare calci e zuccate nella porta.
Non è roba per noi, noi siamo avvezzi a cibarci molto meglio!
Bisogna persuadersi, ragazzo mio, replicò il Colombo, che quando la fame dice davvero e non c’è altro da mangiare, anche le veccie diventano squisite!
Sie pigliò con le mani tutt’e due gli orecchi, e tirandoli e strapazzandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro.
Dicono che sia un ragazzaccio, un vagabondo, un vero rompicollo
Il povero burattino, fuori di sé dalla contentezza, ringraziò mille volte la Volpe e il Gatto, e promise loro un bellissimo regalo.
Dopo mezz’ora la porta si aprì:
Andava via come una palla di fucile.
Allora si affacciò alla finestra una bella bambina, coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto,
Anch’oggi potrò fare una bella scorpacciata di pesce!
Quand’ecco gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava tutto a un uovo di gallina.
Finalmente gli parve di esser giunto in un luogo sicuro;
Pinocchio arriva all’isola delle Api industriose e ritrova la Fata.
Ma non poté finir la parola, perché sentì afferrarsi per il collo, e le solite due vociaccie che gli brontolarono minacciosamente:
E risero, risero, risero da doversi reggere il corpo:
Finalmente il burattino, con una vocina melliflua e flautata, disse al suo compagno:
Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar Pinocchio nella padella, entrò nella grotta un grosso cane condotto là dall’odore acutissimo e ghiotto della frittura.
E il salto fu così bello, che i ragazzi, smesso di ridere, cominciarono a urlare:
Ma io, ragazzo mio, non ho più nulla da darti.
E già si figurava che fossero bell’e affogati,
Fermiamoci a questa colombaia pochi minuti;
Pinocchio correva, e il cane correva più di lui:
Il mio amico è troppo modesto, e per questo non risponde.
Te li darei volentieri, gli rispose l’altro canzonandolo, ma oggi per l’appunto non te li posso dare.
Fra tutti i mestieri del mondo non ce n’è che uno solo, che veramente mi vada a genio.
Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera.
Ma il povero cane aveva una fame per quattro, e mugolando e dimenando la coda, pareva che dicesse:
Il povero burattino rimase lì, come incantato, cogli occhi fissi, colla bocca aperta e coi gusci dell’uovo in mano.
L’ozio è una bruttissima malattia, e bisogna guarirla subito, fin da ragazzi:
È un conto facilissimo, rispose la Volpe, un conto che puoi farlo sulla punta delle dita.
Una di queste faine, staccandosi dalle sue compagne, andò alla buca del casotto e disse sottovoce:
C’è il caso che i topi me lo vengano a mangiare in capo!
Annoiati finalmente di aspettare
Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere:
Sul far della sera, il Colombo disse:
Era un modo come un altro, per dare a conoscere agli altri la sensibilità del suo cuore.
Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro
Ma il mare oggi è molto cattivo e la barchetta sta per andare sott’acqua
Aiutami, Pinocchio mio!
E la sua maraviglia fu grandissima quando, tirata fuori la lanterna di sotto il pastrano, s’accorse che, invece di una faina, c’era rimasto preso un ragazzo.
O se invece lo cuocessi a uso uovo da bere?
Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch’io, disse Pinocchio al carceriere.
In segno di amicizia e di stima particolare, lascerò a te la scelta del come vuoi essere cucinato.
Egli è che noi ragazzi siamo tutti così!
Occhiacci di legno, perché mi guardate?
Perché io sono diventato un gran signore.
Oggi anderò a sentire i pifferi, e domani a scuola:
Sappi dunque che fra due o tre ore tu non sarai più burattino, né un ragazzo
Invece di fare il bighellone per la strada, và piuttosto a cercarti un po’ di lavoro, e impara a guadagnarti il pane!
Il Colombo posò a terra Pinocchio
Perché bisogna sapere che, mentre tutti gli uomini, quando si sentono impietositi per qualcuno, o piangono o per lo meno fanno finta di rasciugarsi gli occhi, Mangiafoco, invece, ogni volta che s’inteneriva davvero, aveva il vizio di starnutire.
Che cosa hai fatto del tuo zampetto?
Passate pure, disse il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.
Questo brutto mostriciattolo, che aveva una fisionomia tutta latte e miele, andava di tanto in tanto con un carro a girare per il mondo:
Non avrei mai creduto che le veccie fossero così buone!
Fino da domani, soggiunse la Fata, tu comincerai coll’andare a scuola.
Oggi però questa stanza è mia, disse il burattino, e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro.
Alla fine messe loro la cavezza e li condusse sulla piazza del mercato, con la speranza di venderli e di beccarsi un discreto guadagno.
Arrivato sulla strada maestra, si voltò in giù a guardare nella sottoposta pianura
Ma il momento più brutto per que’ due sciagurati sapete quando fu?
Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via, ma nessuno l’aveva veduto.
In che mondo siamo condannati a vivere?
Ma non poté levarsi questa voglia, perché il cane mastino e Pinocchio sollevarono lungo la strada un tal polverone
Si accorse con sua grandissima maraviglia che gli orecchi gli erano cresciuti più d’un palmo.
Se il battente è sparito, io seguiterò a bussare a furia di calci.
La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.
Spicca un gran lancio da terra, abbocca quel fagotto infarinato
Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.
Non sai la fortuna che mi è toccata?
Chi più felice, chi più contento di loro?
Ma dunque, soggiunse Pinocchio, tu sei veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole?
E dove mi volete condurre?
Fatti sotto e para il cappello e io con quella catinellata d’acqua sul capo, perché il chiedere un po’ di pane non è vergogna, non è vero?
Domani il mio babbo sarà un gran signore, perché questi quattro zecchini diventeranno duemila.
Allora vai pure, e tanto peggio per te!
Invece di gemiti e di lamenti, mandavano fuori dei ragli asinini:
Figuratevi il povero Pinocchio!
Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l’insalata al mercato.
Smettetela, birichini che non siete altro!
Ma fu, come si suol dire, botta e risposta;
Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino maraviglioso che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.
Perché gli scolari che studiano fanno sempre scomparire quelli, come noi, che non hanno voglia di studiare.
Il burattino non rispose.
Oh che brutta malattia che è la fame!
Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua?
Ma quale fu il suo disinganno, quando incominciando a mangiare, si dové accorgere che il pane era di gesso,
Vi affidiamo questo ragazzetto ferito nel capo.
Arrivò al paese che era già notte buia
Pinocchio fece di tutto per arrivare a quella spiaggia, ma inutilmente.
Che abbia anche lui la febbre del ciuchino?
Pietà, signor Mangiafoco!
Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina tornò
Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione, disse solennemente il Corvo.
All’arrivo delle faine sull’aia, eri sveglio o dormivi?
Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati
Quanto siete buona, Fata mia, disse il burattino, asciugandosi gli occhi, e quanto bene vi voglio!
Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola:
Eppure, in mezzo a quella specie di stupidità e di rintontimento, una spina acutissima gli bucava il cuore:
Se ho risparmiato te, bisogna che faccia mettere sul fuoco lui, perché io voglio che il mio montone sia arrostito bene.
Addio, Lucignolo, fai buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degli amici.
Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino.
Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Pinocchio, vedendo che le fiamme salivano sempre più, e non volendo far la fine del piccione arrosto, spiccò un bel salto di vetta all’albero, e via a correre daccapo attraverso ai campi e ai vigneti.
Calmati a poco a poco i morsi rabbiosi della fame, allora alzò il capo per ringraziare la sua benefattrice;
Pinocchio corse subito, e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba del burattinaio, andò a posargli un bellissimo bacio sulla punta del naso.
Invece di bussare si allontanò, correndo, una ventina di passi.
Perché non dai retta al mio consiglio?
Per buona fortuna la spiaggia era oramai vicina e il mare si vedeva lì a pochi passi.
Pinocchio, com’è facile immaginarselo, ringraziò mille volte il burattinaio, abbracciò, a uno a uno, tutti i burattini della Compagnia, anche i giandarmi:
Che l’amico sia malato della mia medesima malattia?
Ragazzo mio, disse la Fata, quelli che dicono così, finiscono quasi sempre o in carcere o all’ospedale.
Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.
Stavano male, stavano pigiati, non potevano quasi respirare:
Allora la Fata, con tutta la pazienza di una buona mamma, gli pose in bocca un altro po’ di zucchero;
Figuratevi come rimasero tutti, allorché sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
Quant’era meglio, che fossi andato a scuola!
Il Can-barbone, per fare intendere che aveva capito, dimenò tre o quattro volte la fodera di raso turchino, che aveva dietro, e partì come un barbero.
Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame e perché non aveva più forza di reggersi ritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa.
Quando torno a rimettere il capo fuori, il povero cane aveva gli occhi impauriti e stralunati
Ho lo stesso male anch’io.
Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa:
Poi, colla mia abilità, guadagnerò molti quattrini
Quella voce era la voce di Geppetto.
E il tuo babbo e la tua mamma sono sempre vivi?
In quella grotta, disse allora fra sé, ci deve essere del fuoco.
Appena detto così, la bambina disparve
Noi andiamo alla spiaggia per vederlo.
Poi, alzando il viso e guardandola amorosamente, le domandò:
Ti pare che io voglia perdere l’occasione di assaggiare un pesce così raro?
I due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura.
E il burattino raccattò di terra il Trattato di Aritmetica, rilegato in cartone e cartapecora, per mostrarlo al carabiniere.
Vai pure, ma bada di non ti sperdere.
E tornare a casa un’ora prima o un’ora dopo, è lo stesso.
Perché se tu non hai paura di noi, noi non abbiamo paura di te!
Intanto Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno, e ringraziato mastr’Antonio, se ne tornò zoppicando a casa.
Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada, s’ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco.
E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come un gallettino di primo canto, gli disse:
Dové passare tutto il resto della notte con un piede in terra e con quell’altro per aria.
Tonava, balenava e io avevo una gran fame
Tutti i ragazzi, replicò Geppetto, quando vogliono ottenere qualcosa, dicono così.
Lucignolo fu comprato da un contadino, a cui era morto il somaro il giorno avanti
Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi.
Non avendo noi da dargli nemmeno una lisca di pesce, che cosa ha fatto l’amico mio, che ha davvero un cuore di Cesare?
Non un soldo solo, rispose il carbonaio, ma te ne do quattro, a patto che tu m’aiuti a tirare fino a casa questi due carretti di carbone.
Per altro il burattino, non volendo fare a fidarsi troppo, stimò cosa prudente di gettarsi novamente in mare;
Il burattino, ritornato in città, cominciò a contare i minuti a uno a uno;
Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro:
Aspetto il mio babbo, che deve arrivare qui di momento in momento.
Benissimo, come un topo in una forma di cacio parmigiano.
Il Can-barbone era vestito da cocchiere in livrea di gala.
Figuratevi l’allegrezza di Pinocchio, quando si sentì libero.
E dopo una corsa disperata di quasi due ore, finalmente tutto trafelato arrivò alla porta di quella casina e bussò.
Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.
O non sente che parlo, e ragiono come lei?
Vi prometto, disse il burattino singhiozzando, che da oggi in poi sarò buono
Ma come si passano le giornate nel Paese dei Balocchi?
Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!
Mentre tutto commosso diceva così gli parve di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di grancassa:
Quel ciuchino aveva qualche grillo per il capo, ma io gli ho detto due paroline negli orecchi
Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare, perché è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo.
Ehi, signor omino, gridò allora Pinocchio al padrone del carro, sapete che cosa c’è di nuovo?
Che cosa volete a quest’ora?
Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi.
Mi dispiace, disse la Civetta, di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega:
Fu una risata, che non finiva più.
E cavato fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi, zaff
Perché mi hanno mangiato i piedi.
Con che coraggio potrò presentarmi alla mia buona mamma?
Vieni con noi, e ti condurremo al Campo dei Miracoli.
Pinocchio fu venduto al direttore di una compagnia di pagliacci e di saltatori di corda
In quel mentre un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il solito verso e disse:
Su tutti i muri delle case si leggevano scritte col carbone delle bellissime cose come queste:
Chi mi farà la giacchettina nuova?
Se capita l’occasione, ci riparleremo.
Era un’isola in mezzo al mare.
In quel frattempo i ragazzi, che avevano finito oramai di tirare tutti i loro libri, occhiarono lì a poca distanza il fagotto dei libri del burattino, e se ne impadronirono in men che non si dice.
E tornò a guardarlo attentamente, e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso, finì col dire:
Detto fatto traversarono la città
E fatti quattro o cinque starnuti, aprì affettuosamente le braccia e disse a Pinocchio:
E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene!
Nella campagna all’intorno non si sentiva alitare una foglia.
Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo.
Appena s’è annoiato, piglia il dirizzone per un’altra parte, e allora chi s’è visto s’è visto.
Tu mi hai fatto un gran servizio:
Non praticare quella birba di Lucignolo perché Lucignolo è un cattivo compagno e non può consigliarti altro che a far del male!.
C’era, invece, una piccola pietra di marmo sulla quale si leggevano in carattere stampatello queste dolorose parole:
Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere!
Aspettarono che la barca tornasse a galla, ma la barca non si vide più tornare.
Ma dopo aver guardato ben bene, non vide altro dinanzi a sé che cielo, mare e qualche vela di bastimento, ma così lontana, che pareva una mosca.
Ma quando fu lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno dette uno scossone e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Geppetto.
Me l’ha ordinato il medico, perché mi sono fatto male a questo ginocchio.
Dovevo pensarci prima!
Sappi dunque che, mentre tu eri in città, la Volpe e il Gatto sono tornati in questo campo:
È inutile che tu mi tenti!
Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme.
Quand’ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente,
Quando poi quei poveri ragazzi illusi, a furia di baloccarsi sempre e di non studiare mai, diventavano tanti ciuchini, allora tutto allegro e contento s’impadroniva di loro e li portava a vendere sulle fiere e sui mercati.
Rìzzati subito e vieni via con noi.
Dunque addio e buon viaggio.
Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino d’oro.
Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo?
Invece di tornartene a casa tua, dovresti venire con noi.
Appena il pescatore l’ebbe cavato fuori, sgranò dalla maraviglia i suoi occhioni verdi, gridando quasi impaurito:
Quelle lì sono persone troppo educate perché facciano un affronto simile alla signoria vostra.
A lasciarli dire, tutti si metterebbero in capo di essere i nostri babbi e i nostri maestri;
Quindi si volsero a Pinocchio, e dopo averlo messo in mezzo a loro due, gl’intimarono con accento soldatesco:
Ma non aveva ancora finito di alzare la gamba, che il Serpente si rizzò all’improvviso, come una molla scattata:
La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì.
A tali parole, i due ciuchini rimasero mogi mogi
E questa sorpresa quale fu?
Ma oramai è tardi, e ci vuol pazienza!
Che cos’è mai tutta questa maraviglia?
Quest’idea di trovarsi solo, solo, solo in mezzo a quel gran paese disabitato, gli messe addosso tanta malinconia, che stava per piangere;
Poi si pose a guardare di qua e di là se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata d’acqua una piccola barchetta con un omino dentro.
Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende:
Aveva veduto un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntuta, che gli fumava come una cappa di camino.
Un suo compagno di scuola, un certo Pinocchio
Domando scusa, replicò Pinocchio, sono un malandrino anch’io.
Quell’odorino mi ha stuzzicato l’appetito
E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire.
Il burattino, quello che sta in casa colla Fata.
Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai.
Intanto cominciava a baluginare il giorno e si rincorrevano sempre;
Intanto Alidoro, ritrovata che ebbe la viottola che conduceva al paese, si fermò e posò delicatamente in terra l’amico Pinocchio.
Ma quando fu sulla porta, si ricordò che aveva gli orecchi d’asino
E se invece di mille monete, ne trovassi su i rami dell’albero duemila?
Che ha paura forse che ti mangino i pipistrelli?
Ehi, signor pesce, che mi permetterebbe una parola?
Il solo difetto che avesse era quello di bazzicare troppi compagni:
Allora, Fatina mia, se vi contentate, vorrei andargli incontro!
Tutti gli altri hanno l’obbligo di lavorare:
Guai a lasciarsi prendere dall’ozio!
Che cosa sia questa musica?
Te l’ho promesso, e ora dipende da te.
E allora avvenne una scena, che parrebbe incredibile, se non fosse vera.
Desideri essere fritto in padella, oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomidoro?
Quando si riebbe, si trovò disteso sopra un sofà, e la Fata era accanto a lui.
Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri.
Dopo una corsa di quindici chilometri, Pinocchio non ne poteva più.
Ero sempre qui disteso sulla spiaggia più morto che vivo, quando il vento mi ha portato da lontano un odorino di frittura.
Perché faceva tempaccio e l’acqua veniva giù a catinelle, andò diritto diritto alla casa della Fata coll’animo risoluto di bussare alla porta e di farsi aprire.
Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grande avvenimento:
E lo diventerai, se saprai meritartelo
Credilo, non sono stato io!
Io sono il Grillo-parlante, ed abito in questa stanza da più di cent’anni.
Pinocchio obbedì senza rifiatare.
Non sapendo come chiamarlo per nome, il burattino gli gridò a voce alta, per farsi sentire:
Ma è proprio vero, domandò il burattino, che in quel paese i ragazzi non hanno mai l’obbligo di studiare?
Ma se io ti aiuto a salvarti, mi prometti di non darmi più noia e di non corrermi dietro?
E perché gli mancavano la legna per finirlo di cuocere e di rosolare,
Io resterei volentieri
E il maestro me l’aveva detto!
J-a, j-a, la paglia non la posso digerire!
Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
Gli è il babbo più buono del mondo, come io sono il figliuolo più cattivo che si possa dare.
Ti ha forse parlato di me?
La gioia del burattino è impossibile descriverla:
Ma io non sono come gli altri:
Arrivato che fu sull’aia dinanzi alla casa, lo scaraventò in terra:
Così un’altra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri.
Quei tuoi compagnacci di scuola finiranno prima o poi col farti perdere l’amore allo studio e, forse forse, col tirarti addosso qualche grossa disgrazia.
Buona notte, Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini!
I pesci, credendo che quei libri fossero roba da mangiare, correvano a frotte a fior d’acqua;
Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato!
Pinocchio è preso da un contadino, il quale lo costringe a far da can da guardia a un pollaio.
Il Falco volò via e dopo due minuti tornò dicendo:
Come fai a dirlo se non l’hai nemmeno assaggiata?
Non me la perdona di certo
Ho capito, disse allora uno di loro, bisogna impiccarlo!
In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe, o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina.
Alla fine lo persero d’occhio e non lo videro più.
Quel che accadesse di Lucignolo, non lo so:
E gli assassini dietro, sempre dietro, senza stancarsi mai.
Vedi tu quel burattino attaccato penzoloni a un ramo della Quercia grande?
Orbene, vola subito laggiù:
Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani:
Il povero burattino era rimasto preso da una tagliuola appostata là da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine
Dimmi, bambino, che cosa fai costaggiù?
Manco male, che io non sono un pesce!
E pensare che t’eri messo in capo di tornartene a casa dalla tua Fata, per perdere il tempo a studiare!.
E tu, caro burattino, perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso?
Poi, tirato fuori un vassoiaccio di legno, pieno di farina, si dette a infarinare tutti quei pesci;
Son leggiero come una foglia.
Mille grazie, signor Pinocchio, d’avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio!
Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, ripetono la medesima storia.
Galoppa, galoppa, cavallino, ché mi preme di arrivar presto!
E che posso fare per meritarmelo?
Erano già arrivati e stavano per entrare in paese, quando una folata di vento strapazzone levò di testa a Pinocchio il berretto, portandoglielo lontano una decina di passi.
Povero Merlo, non l’avesse mai detto!
Pinocchio non mangiò, ma diluviò.
Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo
La Fata gli levò il guanciale.
Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna;
Le bucce non le posso soffrire.
Un grosso falco venne a posarsi sul davanzale della finestra.
Dove vuoi trovare un paese più salubre per noialtri ragazzi?
Ma non aveva ancor fatto il primo passo, che sentì agguantarsi per le braccia e intese due voci orribili e cavernose, che gli dissero:
Allora tutto impaurito cominciò a gridare:
L’ho visto l’ultima volta tre giorni fa sulla spiaggia del mare.
La Fata starà in pensiero per me.
Ebbene, io ti propongo gli stessi patti, che avevo col defunto Melampo e sarai contento.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio,
Detto fatto, infilò giù per la strada traversa, e cominciò a correre a gambe.
Per questa sera mi rassegnerò a mangiare il montone mezzo crudo, ma un’altra volta, guai a chi toccherà!
Conoscerai dunque anche Geppetto?
Te ne intendi tu del polso?
La brocca era molto pesa, e il burattino, non avendo forza da portarla colle mani, si rassegnò a portarla in capo.
E fai da cane di guardia?
Quello che accadde dopo, è una storia da non potersi credere, e ve la racconterò in quest’altri capitoli.
Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?
Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, senti un’uggiolina allo stomaco, che somigliava moltissimo all’appetito.
Mastr’Antonio, tutto contento, andò subito a prendere sul banco quel pezzo di legno che era stato cagione a lui di tante paure.
Me l’ha ordinato il medico, perché mi sono sbucciato un piede.
Pianse tutta la notte, e la mattina dopo, sul far del giorno, piangeva sempre, sebbene negli occhi non avesse più lacrime:
Smesso che fu di nevicare, Pinocchio col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola:
Detto ciò, prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto;
In pochi minuti, come è facile immaginarselo, diventarono gli amici di tutti.
E intanto la fame cresceva, e cresceva sempre:
L’osteria del Gambero Rosso.
Se oggi ti sei liberato dalla noia dei libri e delle scuole, lo devi a me, ai miei consigli, alle mie premure, ne convieni?
Ragazzo mio, io sono una lumaca, e le lumache non hanno mai fretta.
Prova ne sia che quando vide portarsi davanti quel povero Pinocchio, che si dibatteva per ogni verso, urlando:
Che sia la medesima malattia?
Allora ebbe una specie di tristo presentimento e datosi a correre con quanta forza gli rimaneva nelle gambe,
Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l’iniqua frode, di cui era stato vittima;
Alla vista di quel burattino, che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine, dallo sforzo del troppo ridere, gli si strappò una vena sul petto:
Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola.
Ma io non sono ancora morto!
Dunque, vuoi partire con me?
Allora lo prese per la collottola,
Non sai il grande avvenimento?
Pinocchio restò a bocca aperta, e non volendo credere alle parole del Pappagallo, cominciò colle mani e colle unghie a scavare il terreno che aveva annaffiato.
Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e così diligente alle lezioni?
In quel mentre sentì fischiare negli orecchi una gran risata:
Si contenta dunque che io seguiti per la mia strada?
Il pover’uomo era in maniche di camicia, e fuori nevicava.
A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio:
Vi domando grazia per il povero Arlecchino!
Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece:
Parti solo o in compagnia?
Se è amara, non la voglio.
Se non sei stato tu, chi è stato dunque che l’ha ferito?
Lascia fare, ciuchino bello, che se hai dei capricci per il capo, penserò io a levarteli!
Pensaci bene, Pinocchio, perché tu dai un calcio alla fortuna.
Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello.
A quell’abbaiata, il contadino saltò dal letto e, preso il fucile e affacciatosi alla finestra, domandò:
Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta?
Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.
Nel vassoio c’era un pane, un pollastro arrosto e quattro albicocche mature.
Ma la vuol capire che io non sono un pesce?
Dite, galantuomo, sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che si chiamava Eugenio?
Queste parole, pronunziate con voce alta e con accento eroico, fecero piangere tutti i burattini che erano presenti a quella scena.
Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla:
Mi rammenterò di quei conigli neri, colla bara sulle spalle
Gli stessi giandarmi, sebbene fossero di legno, piangevano come due agnellini di latte.
Allora io cominciai a camminare di notte, che era un buio che pareva impossibile, per cui trovai per la strada due assassini dentro due sacchi da carbone, che mi dissero:
Dopo quest’ultimo avvertimento, il contadino entrò in casa chiudendo la porta con tanto di catenaccio:
Se non mi salvi, son fritto!
Dopo mezz’ora di strada, arrivò a un piccolo paese detto Il paese delle Api industriose.
E mentre camminava con passo frettoloso, il cuore gli batteva forte e gli faceva tic, tac, tic, tac, come un orologio da sala, quando corre davvero.
Difatti, uno di loro afferrò il burattino per la punta del naso e quell’altro lo prese per la bazza
Rido di quei barbagianni, che credono a tutte le scioccherie e che si lasciano trappolare da chi è più furbo di loro.
E quando a furia di strigliarli, li ebbe fatti lustri come due specchi
E gli levò il collare da cane.
A battaglia finita, mastr’Antonio si trovo due graffi di più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto.
Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui.
Era l’oste che veniva a dirgli che la mezzanotte era suonata.
A furia di gesti, gli fece capire che sarebbe tornato volentieri indietro
La Volpe che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto:
Quando avrà gridato ben bene, si cheterà.
Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto.
E pensare che quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo in maniche di camicia, per comprare l’Abbecedario al figliuolo!
Queste guerre manesche fra ragazzi e ragazzi raramente vanno a finir bene.
Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, cominciò a fargli molte carezze, e, fra le altre cose, gli domandò:
Geppetto che, sebbene facesse il viso di tiranno, aveva gli occhi pieni di pianto
Ma Pinocchio non poté finire il suo ragionamento, perché in quel punto gli parve di sentire dietro di sé un leggerissimo fruscio di foglie.
Spicciati per carità, perché se indugi un altro mezzo minuto, son bell’e morto.
Miei cari e piccoli lettori la sorpresa fu che Pinocchio, svegliandosi, gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo e nel grattarsi il capo si accorse
E di tanto in tanto, cacciandosi rabbiosamente le mani dentro al collare, che gli serrava la gola, diceva piangendo:
Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini:
Dove andrò a nascondermi?
Quando domani torneremo qui, si spera che ci farai la garbatezza di farti trovare bell’e morto e con la bocca spalancata.
III Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio.
Eccola qui, disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.
Quante disgrazie mi sono accadute
Questo legno è capitato a tempo:
Prese un gran berretto di cotone, e, ficcatoselo in testa, se lo ingozzò fin sotto la punta del naso.
La fame, ragazzo mio, non è una buona ragione per potere appropriarsi la roba che non è nostra
Par di no, rispose sorridendo la Fata.
Perché il Gatto ha ricevuto un’imbasciata, che il suo gattino maggiore, malato di geloni ai piedi, stava in pericolo di vita.
Che mi fareste il piacere di darmi un po’ di pane?
È una vita che farei volentieri anch’io!.
Durante quella corsa disperata, vi fu un momento terribile, un momento in cui Pinocchio si credé perduto:
Potrei punirvi, ma sì vil non sono!
Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto.
Avvenne, cioè, che Pinocchio e Lucignolo, quando si videro colpiti tutt’e due dalla medesima disgrazia, invece di restar mortificati e dolenti, cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi smisuratamente cresciuti,
I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors’anche dalla morte
Ed io, quando mi svegliai, loro non c’erano più, perché erano partiti.
Quello che l’aveva richiusa era Pinocchio;
Fra poco ci riparleremo!.
Sciolti i fagotti de’ loro libri di scuola, cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari, le Grammatiche, i Giannettini, i Minuzzoli, i Racconti del Thouar, il Pulcino della Baccini e altri libri scolastici:
Carine queste acciughe col capo!
Fece altri cento passi in avanti, e nulla:
Pinocchio dal gran dolore, cominciò a piangere e a ragliare, e ragliando, disse:
Dimmi, soggiunse allora il Colombo non conosci per caso fra i tuoi compagni, un burattino, che ha nome Pinocchio?
Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio.
Nient’altro, rispose la Volpe.
E perché sei tutto bianco a codesto modo?
Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro,
Poi si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse.
Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro:
Dunque i denari te li sei nascosti sotto la lingua?
E lì, senza stare a dir altro, Pinocchio saltò sulla groppa al Colombo
Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina?
Che sarà di me, che sarà di me, che sarà di me?
E ora avete capito, miei piccoli lettori, qual era il bel mestiere che faceva l’Omino?
Alcuni accettarono subito e di gran cuore:
Il povero figliuolo si raccomandava cogli occhi!
Caso poi fossero tanto ineducati da non voler scappare, allora scapperei io, e così la farei finita
Si è staccato coi denti uno zampetto delle sue gambe davanti e l’ha gettato a quella povera bestia, perché potesse sdigiunarsi.
Fatto un altro mezzo chilometro, Pinocchio sentì la solita vocina fioca che gli disse:
Il cane riprese la strada di casa:
E la Volpe nel dir così, si asciugò una lacrima.
Sebbene per il dolore e per lo spavento, anche lui fosse più morto che vivo, nondimeno corse a inzuppare il suo fazzoletto nell’acqua del mare
Davvero, disse fra sé il burattino rimettendosi in viaggio, come siamo disgraziati noialtri poveri ragazzi!
Se alla partenza mancasse un’ora sola, sarei quasi quasi capace di aspettare.
Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono.
La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei:
Spicciatevi, per carità, perché io muoio dal freddo.
Dimmi, mio bel ragazzo, vuoi venire anche tu in quel fortunato paese?
Ho capito, disse subito quello svogliato di Pinocchio, questo paese non è fatto per me!
Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò:
Il suo stomaco pareva un quartiere rimasto vuoto e disabitato da cinque mesi.
Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio!
Perché quel campo è stato comprato da un gran signore e da domani in là non sarà più permesso a nessuno di seminarvi i denari.
I posti son tutti pieni, replicò l’omino
Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati.
Divèrtiti a contare le formicole che passano per la strada.
Il suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Via, via, disse l’omino, non perdiamo il nostro tempo a veder piangere un ciuco.
Io non mi chiamo Melampo, rispose il burattino.
Lascialo piangere, riderà quando sarà sposo
Del resto quel burattino lì non m’è fisonomia nuova:
Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela, affollati di ragazzi dalla mattina alla sera
Allora la Volpe disse subito:
Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio, a questa notizia tanto sospirata, non potrà mai figurarsela.
Invece di te, metterò a bruciare sotto lo spiedo qualche burattino della mia Compagnia
Guardi come lei mi tratta!
Che cosa fate costì per terra?
Era più grosso di un tacchino.
Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestituccio di carta fiorita,
Così mi potessi levar la fame!
Anche per questa volta l’ho proprio scampata bella!
Basti dire che il burattino sentiva dietro di sé, alla distanza d’un palmo, l’ansare affannoso di quella bestiaccia
Babbo mio, non posso, rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra.
Dite, buon vecchio, non avreste per caso da darmi un po’ di vestituccio, tanto perché io possa ritornare a casa?
Alla vista di quel berretto, Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé:
Insegno l’abbaco alle formicole.
Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro!
I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio e gli fanno una grandissima festa;
Pinocchio, essendo tutto di legno, galleggiava facilmente e nuotava come un pesce.
Un berretto di midolla di pane!
Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di pane, magari un po’ di pan secco, un crosterello, un osso avanzato al cane, un po’ di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma di qualche cosa da masticare:
Se tutti i gatti ti somigliassero, fortunati i topi!
Allora la Fata, battendo le mani insieme, fece due piccoli colpi,
Ho pianto tanto, ho patito tanto..
Anzi quella birba di Pinocchio, voltandosi indietro a guardarlo in cagnesco, gli disse sgarbatamente:
Saremo più di cento ragazzi.
Dopo la lepre si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici, di starne, di conigli, di ranocchi, di lucertole e d’uva paradisa;
Sapessi almeno come si chiama quest’isola!
E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai, e non sapeva come fare a chetarlo, pensò di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare qualche persona caritatevole che gli avesse fatto l’elemosina di un po’ di pane.
Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò subito a bofonchiare e a piangere, perché voleva un paio di piedi nuovi.
Vieni piuttosto con me, nel Paese dei Balocchi:
Quel pover’uomo sono più di quattro mesi che gira per il mondo in cerca di te:
La sua popolazione era tutta composta di ragazzi.
Mi fai proprio compassione!
Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.
A me l’amaro non mi piace.
Stasera faremo i nostri conti.
GRAN TEATRO DEI BURATTINI
La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala.
Lo leggerei volentieri, ma per l’appunto oggi non so leggere.
E immaginatevi come restò, quando s’accorse che il suo ciuchino piangeva
I veri poveri, in questo mondo, meritevoli di assistenza e di compassione, non sono altro che quelli che, per ragione d’età o di malattia, si trovano condannati a non potersi più guadagnare il pane col lavoro delle proprie mani.
A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio, che prese le mani alla Fata e cominciò a baciargliele con tanta foga, che pareva quasi fuori di sé.
Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi,
Così fantasticando, giunse in vicinanza del campo
Pinocchio andò alla gora, e perché non aveva lì per lì una secchia, si levò di piedi una ciabatta e, riempitala d’acqua, annaffiò la terra che copriva la buca.
La rete piena di pesci fu portata dentro la grotta, una grotta buia e affumicata, in mezzo alla quale friggeva una gran padella d’olio, che mandava un odorino di moccolaia da mozzare il respiro.
Ma la cosa più singolare era questa:
I ragazzi fanno presto a promettere:
Gli è accaduto che un povero babbo, avendo perduto il figliolo, gli è voluto entrare in una barchetta per andare a cercarlo di là dal mare;
Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino;
I nostri conti li aggiusteremo domani.
Trovi un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro, quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno.
I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola
Fu tanto il suo spavento, che le gambe gli si ripiegarono e cadde bocconi per terra.
Pinocchio ritrova la Volpe e il Gatto, e va con loro a seminare le quattro monete nel Campo de’ Miracoli.
E ora chi li raggiunge, è bravo!
Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!
Giunto dinanzi a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso.
Appena ebbe pronunziate queste parole, il suo naso raccorcì e tornò della grandezza naturale, come era prima.
Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest’isola vi sono dei paesi dove si possa mangiare, senza pericolo d’esser mangiati?
Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò onore
Sono malato, Marmottina mia, molto malato
Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni:
Che razza di pesce è questo?
Sarebbe ora che diventassi anch’io un uomo come tutti gli altri.
Aspetta, aspetta, finalmente dopo mezz’ora si aprì una finestra dell’ultimo piano (la casa era di quattro piani)
Non venir qui a fare lo smargiasso:
Vi giuro che non sono stato io!
Erano giunti più che a mezza strada, quando la Volpe, fermandosi di punto in bianco, disse al burattino:
Ma com’è mai possibile che diventino tanti?
Viva i balocci (invece di balocchi):
Ma il burattino non se ne dava per inteso.
Se le hai perdute nel bosco vicino, disse la Fata, le cercheremo e le ritroveremo:
Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde;
Allora Pinocchio, perduta la pazienza, afferrò con rabbia il battente della porta per bussare un gran colpo da far rintronare tutto il casamento:
Prendi intanto quest’acconto e serbalo per la cena di stasera.
Il quale a vedersi così vicino alla morte (e che brutta morte!) fu preso da tanto tremito e da tanto spavento, che non aveva più né voce né fiato per raccomandarsi.
Non voglio morire, non voglio morire!,
Sappi dunque che un’ora fa abbiamo incontrato sulla strada un vecchio lupo, quasi svenuto dalla fame, che ci ha chiesto un po’ d’elemosina.
E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo.
Pinocchio non potendo rispondere con le parole, a motivo delle monete che aveva in bocca,
Buon bagno, signori assassini.
Ci ha chiamati col nome di peccati mortali!
A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere.
E insieme col pane ti darò un bel piatto di cavolfiore condito coll’olio e coll’aceto, soggiunse la buona donna.
Che dirà quando mi vedrà?
No, no, voglio ritornare a casa.
Poi lo prese per il capo, e
Pinocchio vide affacciarsi una grossa Lumaca, che aveva un lumicino acceso sul capo, la quale disse:
Quei poveri burattini, maschi e femmine, tremavano tutti come tante foglie.
Domani torneremo a vederlo.
Tentò subito di fuggire, ma oramai era tardi
Com’è che ti sei bruciato i piedi?
Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo.
Lo conosci tu questo Pinocchio?
E vestito leggerino a quel modo, si avviò verso il paese.
Perché sei venuto a mettere lo scompiglio nel mio teatro?
E chi è questo Pinocchio?
Anzi, ne troverai uno poco lontano di qui.
È molto che è incominciata la commedia?
E perché dovrei rifarti i piedi?
E ora, gli domandò la Volpe, che cosa vuoi farne di codeste monete?
Dovrei incontrare anche gli assassini!
Giunto a quell’altezza straordinaria, il burattino ebbe la curiosità di voltarsi in giù a guardare:
Poi cadde disteso sulla rena del lido.
Geppetto, che di tutto quel discorso arruffato aveva capito una cosa sola, cioè che il burattino sentiva morirsi dalla gran fame, tirò fuori di tasca tre pere, e porgendogliele, disse:
Vedendo che la porta non si apriva, l’Omino la spalancò con un violentissimo calcio:
Ma da oggi in poi voglio mutar vita.
Vuoi raddoppiare le tue monete d’oro?
In quel frattempo, passò per la strada un uomo tutto sudato e trafelato, il quale da sé tirava con gran fatica due carretti carichi di carbone.
A che serve accusare i morti?
Sono l’ombra del Grillo-parlante, rispose l’animaletto, con una vocina fioca fioca, che pareva venisse dal mondo di là.
Di lì a poco suonò la mezzanotte:
Quando Pinocchio ebbe bevuto come una spugna, borbottò a mezza voce, asciugandosi la bocca:
Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!
Meno ciarle e fuori i denari!
Chi ruba l’uva è capacissimo di rubare anche i polli.
Se ci piove su, non c’è più verso di cavartela da dosso.
Ma la colpa non è mia, la colpa, credilo, Marmottina, è tutta di Lucignolo!
A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt’infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante.
E parve che Geppetto, sebbene fosse molto lontano dalla spiaggia, riconoscesse il figliuolo
Non ti vergogni a studiar tanto, come fai?
E mantenne la parola per tutto il resto dell’anno.
Pinocchio, rimasto solo, andò a una capanna lì poco distante, e domandò a un vecchietto che stava sulla porta a scaldarsi al sole:
E il maestro, invece, sai che cosa mi diceva, parlando di te?
E tiratosi un poco indietro, lasciò andare una solennissima pedata nell’uscio della casa.
Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io.
Che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pesce-cane?
La Fata andò e chiuse l’uscio di camera.
Fatto sta che di lì a pochi minuti, Pinocchio saltò giù dal letto, bell’e guarito;
E quel disgraziato non sapeva nuotare;
Si rammentino che con me non si scherza!
E Pinocchio accennò la Quercia grande, che era lì a due passi.
Dormivo, rispose Pinocchio, ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci
Prima di partire, i carabinieri chiamarono alcuni pescatori, che in quel momento passavano per l’appunto colla loro barca vicino alla spiaggia, e dissero loro:
Allora il cane che, quando aveva fame davvero, non era avvezzo a lasciarsi posar mosche sul naso, si rivoltò ringhioso al pescatore, mostrandogli le sue terribili zanne.
E a titolo di correzione, gli affibbiò subito una frustata nelle gambe.
O Colombo mio, che bella cosa potessi avere le tue ali!
Allora Pinocchio, figurandosi di aver coraggio, si avvicinò a pochi passi di distanza
Intanto, durante la notte, lo zecchino germoglia e fiorisce,
È il carro che viene a prendermi.
A poco a poco gli occhi gli si appannavano;
Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi:
Ma la calcina è pesa, replicò Pinocchio, e io non voglio durar fatica.
Appena che questi zecchini gli avrò raccolti, ne prenderò per me duemila e gli altri cinquecento di più li darò in regalo a voi altri due.
Allora grandi risate daccapo:
Noi verremo una volta la settimana, come per il passato, a visitare di notte questo pollaio, e porteremo via otto galline.
Da principio l’Omino li lisciò, li accarezzò, li palpeggiò:
Finalmente il carro arrivò:
Da quelle risposte sconclusionate e da quelle risatacce grulle, Pinocchio capì che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia
E nel tempo che si fingeva addormentato, Geppetto con un po’ di colla sciolta in un guscio d’uovo gli appiccicò i due piedi al loro posto,
Era un Trattato di Aritmetica.
Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, cominciò a piangere, a strillare, a battere i piedi in terra, per la disperazione, e piangendo diceva:
Hai voluto fare a modo tuo, ma te ne pentirai!
Si sarebbe sentito volare una mosca.
Ma si può dire che partisse a tastoni, perché fuori dell’osteria c’era un buio così buio, che non ci si vedeva da qui a lì.
Ma io non sono come gli altri ragazzi!
Pinocchio piange la morte della bella Bambina dai capelli turchini:
Peccato che io debba andare a scuola, se no
Si fabbricava da sé una piccola barchetta per traversare l’Oceano.
I due vecchietti, dopo aver ripreso ognuno di loro la propria parrucca, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.
Ritornerai a casa col naso rotto!
Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso poi se l’accostò alla bocca:
Difatti si affacciò un vecchino, col berretto da notte in capo, il quale gridò tutto stizzito:
Sette come i peccati mortali, disse Pinocchio con una gran risata.
Fra questi libri, v’era un volume rilegato in cartoncino grosso, colla costola e colle punte di cartapecora.
Prima di ripartire schiacceremo un sonnellino.
Allora il burattinaio disse loro con voce rantolosa:
Ecco qui perché io non ho voluto dar retta a quell’uggioso di Grillo,
Aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.
Si accorse con sua grandissima maraviglia che la vocina era uscita da quel fagotto infarinato che il pescatore teneva in mano.
E anche quelle liceali, se le incontri per la strada.
In men di mezz’ora passarono altre venti persone, e a tutte Pinocchio chiese un po’ d’elemosina, ma tutte gli risposero:
Alcuni erano bigi, altri bianchi, altri brizzolati a uso pepe e sale, e altri rigati a grandi strisce gialle e turchine.
Oggi (ma troppo tardi!) mi son dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente pochi soldi, bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa.
A ogni modo, bisognava prendere una risoluzione:
Per questo motivo la gente s’impazientì e prese a gridare:
Perché, nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.
Aprite subito, o guai a voi!
Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua, e porgendolo al burattino, gli disse amorosamente:
Pinocchio era sulle spine.
E non c’è mai l’obbligo di studiare?
Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire no
Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba.
Invece di andare a scuola, va coi compagni a fare lo sbarazzino!
Vergognandosi di mostrarli al pubblico, che cosa inventò?
Lascia fare a me, che ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo.
Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia!
M’avete quasi azzoppito!
Diluviò, grandinò, tuonò spaventosamente, e con certi lampi che pareva di giorno.
Ne toccherai quanto un somaro!
Perché i burattini non crescono mai.
Allora piangendo e disperandosi, diceva:
Che sia morto davvero?
In verità mi fate quasi ridere, disse il burattino con una scrollatina di capo.
In quel paese benedetto non si studia mai.
E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero diventare domani mille e duemila!
Non mi riesce più neanche a me, gridò Pinocchio, piangendo e traballando.
Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi:
Rimani qui un altro poco e ci vedrai.
Ti mangerò più volentieri.
Devi prendere quella viottola là, a mancina, e camminare sempre diritto al naso.
Finito il combattimento, mastr’Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si accorse di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.
E ora che cosa fai in questi luoghi?
Si voltò a guardare e vide nel buio due figuracce nere tutte imbacuccate in due sacchi da carbone,
O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino, soggiunse un altro, ridendo più forte che mai.
Ma io non voglio fare né arti né mestieri
Tu hai una gran brutta febbre!
Eccoci giunti, disse la Volpe al burattino.
La platea, tutta attenta, si mandava a male dalle grandi risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini,
A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio
Ora chinati giù a terra, scava con le mani una piccola buca nel campo e mettici dentro le monete d’oro.
Difatti, finita la recita della commedia, il burattinaio andò in cucina,
Tu devi mostrarmele per primo.
Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi morti all’osteria del Gambero Rosso.
Ora vediamo un po’ che pesci abbiamo presi!
Sapessi almeno se quest’isola è abitata da gente di garbo, voglio dire da gente che non abbia il vizio di attaccare i ragazzi ai rami degli alberi;
Vinti allora dalla vergogna e dal dolore, si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino.
Il cane riconobbe subito la voce di Pinocchio
Pinocchio è derubato delle sue monete d’oro e, per gastigo, si busca quattro mesi di prigione.
Te lo spiego subito, disse la Volpe.
E la Fata mi perdonerà la brutta azione che le ho fatto?
Se vuoi venire, ti ci porto io.
Pinocchio, come potete figurarvelo, si dette a piangere, a strillare, a raccomandarsi:
Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi.
Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio
Mi contenterò, invece, di portarvi domani all’oste del vicino paese, il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte.
Quand’ecco che un’altra risata, anche più impertinente della prima, si fece sentire nella solitudine silenziosa di quel campo.
Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d’acqua, che ti renderanno la salute.
I tuoi cinque zecchini, dall’oggi al domani sarebbero diventati duemila.
Dico la verità, il pesce burattino è per me un pesce nuovo!
Ragazzo mio, in fatto di vestiti, io non ho che un piccolo sacchetto, dove ci tengo i lupini.
A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica, e siamo contenti come pasque.
In mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti, le ore, i giorni, le settimane, passavano come tanti baleni.
Dove sarà il mio povero babbo a quest’ora?
Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco
Perché vuoi andare alla scuola?
Ho mangiata la foglia e ci siamo intesi!.
Non sono stato io, sai, che ti ho fatto tanto male!
E qual è l’orecchio che ti duole?
Le mamme non sanno mai nulla, risposero quei malanni.
Arrivato che sarai sotto la Quercia grande, troverai disteso sull’erba un povero burattino mezzo morto.
In men che non si dice, il pino cominciò a bruciare e a divampare, come una candela agitata dal vento.
Fatto alla svelta un piccolo spuntino, si riposero in viaggio, e via!
Le ho sempre in tasca, meno una che la spesi all’osteria del Gambero Rosso.
Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, gli disse allora il burattino.
Forse non credeva nemmeno di colpirlo:
E poi se anche li trovassi qui sulla strada, mi darebbero forse soggezione?
E Pinocchio seguitava a dormire e a russare, come se i suoi piedi fossero quelli d’un altro.
Di queste galline, sette le mangeremo noi, e una la daremo a te, a condizione, s’intende bene, che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l’estro di abbaiare e di svegliare il contadino.
No, non è giusta che il povero Arlecchino, il vero amico mio, debba morire per me!
E quel pover’uomo se la merita davvero:
Pinocchio diventò subito un po’ meno allegro.
Pareva un grosso ramarro ritto su i piedi di dietro.
Non vi sono che i veri amici che sappiano rendere di questi grandi favori.
Voleva piangere, voleva darsi alla disperazione, voleva buttar via il vassoio e quel che c’era dentro:
E lì v’ebbe a rimanere quattro mesi quattro lunghissimi mesi:
Se mi aiuti a portare a casa una di queste brocche d’acqua, ti darò un bel pezzo di pane.
Vi contentate, buona donna, che io beva una sorsata d’acqua alla vostra brocca?
Non posso star ritto, credetelo.
Non si trovava un ozioso o un vagabondo nemmeno a cercarlo col lumicino.
Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di sei giovedì e di una domenica?
La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro.
Per tua regola, disse il Grillo-parlante con la sua solita calma, tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione.
Colla burrasca che ha fatto questa notte, rispose il delfino, la barchettina sarà andata sott’acqua.
Insomma, gridò Pinocchio, dando in uno scoppio di pianto, quest’acquaccia amara, non la voglio bere, no, no, no!
Allora riprese colla solita vocina:
Allora andò a cercarlo a casa:
Che cosa comandate, mia graziosa Fata?
Alla scuola ci anderemo domani.
Il Colombo, a questa risposta, si calò velocemente e venne a posarsi a terra.
Per vedervi partire tutti insieme.
E così in pochi anni aveva fatto fior di quattrini ed era diventato milionario.
Prime monellerie del burattino.
To’, portale al tuo babbo! e io, invece, per la strada trovai una Volpe e un Gatto, due persone molto per bene, che mi dissero:
Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormentò a colpo e principiò a sognare.
Quand’ebbero cenato, la Volpe disse all’oste:
Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio:
Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c’è un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei miracoli.
Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità, perse ogni ritegno, e disse senza vergognarsi al ragazzetto, col quale parlava:
Il giorno dopo Pinocchio andò alla scuola comunale.
Vai piuttosto a letto e cerca di sudare!
La mobilia non poteva essere più semplice:
Mi daresti quattro soldi fino a domani?
Si chiama il Paese dei Balocchi.
Io per sua regola sono un burattino.
Difatti vide apparire sulla strada, indovinate chi?
E a ogni più piccolo rumore che sentiva, si voltava subito a guardare indietro, per la paura di vedersi inseguire da quel terribile pesce-cane
E nel dir così gli appiccicò un pugno sul capo.
Chi gli faceva uno scherzo, chi un altro;
I più vecchi avevano quattordici anni, i più giovani ne avevano otto appena.
Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito perché ve ne sono di due specie:
E se poi la Fata mi grida?
A vederlo, pareva morto, ma non dev’essere ancora morto perbene, perché, appena gli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola, ha lasciato andare un sospiro, balbettando a mezza voce:
A motivo del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba.
Il colpo fu così forte, che il piede penetrò nel legno fino a mezzo:
Che cosa pagherei che ora fosse mezzanotte!
Giunto che fu sulla spiaggia, Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare;
Ma lungo la strada non potendo più reggere ai morsi terribili della fame, saltò in un campo coll’intenzione di cogliere poche ciocche d’uva moscadella.
Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede
Oramai sono vicino a casa, e voglio andarmene a casa, dove c’è il mio babbo che m’aspetta.
E se invece di cinquemila ne trovassi centomila?
Lo cercò nelle strade, nelle piazze, nei teatrini, in ogni luogo:
Pinocchio scuopre i ladri e, in ricompensa di essere stato fedele, vien posto in libertà.